Madre e figlio accusati di contrabbando, gli indagati: «Io rischio soltanto per cifre di almeno 50mila euro»

La donna e il 27enne, di San Stino, facevano i prestanome per società del "giro", mentre un 61enne di Ceggia, che ora vive in Croazia, era la mente dei traffici di alcolici

Sigarette sequestrate nell'ambito dell'operazione Melinda
SAN STINO/CEGGIA - Patrick Scarpa, 27 anni di San Stino di Livenza, è uno dei ventotto arrestati dalla guardia di finanza di Trento a chiusura dell'inchiesta...

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SAN STINO/CEGGIA - Patrick Scarpa, 27 anni di San Stino di Livenza, è uno dei ventotto arrestati dalla guardia di finanza di Trento a chiusura dell'inchiesta Melinda per decapitare un contrabbando internazionale di alcol, sigarette e prodotti energetici per quasi 28 milioni di tributi evasi.

PAGARE IL RISCHIO
È accusato, assieme alla madre Francesca Tagliapietra, di essere «compartecipe al sodalizio in qualità di prestanome» di una società usata dal gruppo per i depositi fiscali. Sa che è un rischio e in un'intercettazione lo dice. «In ordine alla sua attività di prestanome - scrive il giudice per le indagini preliminari di Trento a pagina 90 dell'ordinanza di custodia cautelare -. Scarpa vorrebbe garantito un guadagno minimo di 50mila euro, altrimenti afferma di non voler rischiare». A quanto si accordino non si sa, quello che il gip riporta è che per l'apertura di una società «intestata alla testa di legno Patrick Scarpa» della quale lui figurerà essere l'amministratore delegato, gli versano un compenso iniziale di 850 euro. Da quel momento la sua firma viene usata e imitata da altri. Prestanome di un'altra società è Francesca Tagliapietra, 53 anni, anche lei di San Stino di Livenza, mamma di Patrick Scarpa: di lei si parla in un'altra intercettazione quando due dei 115 indagati «temono che possa riferire dell'illecità attività al personale dell'Agenzia delle Dogane che - scrive ancora il gip di Trento - sta effettuando dei controlli» all'interno della società della quale lei è la prestanome per conto del sodalizio.

LA MENTE
Vive in Croazia, ma Flavio Bragato, 61 anni, è nato a Ceggia. Così il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare quando è chiamato a tratteggiare i profili del ramo d'azienda impegnato nel contrabbando di alcolici: «È capo promotore. Si avvale della conoscenza maturata nello specifico settore criminale per individuare ditte fornitrici estere interessate alla conduzione di operazioni commerciali tese all'evasione delle accise».

Secondo il gip, che ricalca il castello accusatorio delineato da guardia di finanza e dalla procura, il sessantunenne, ora in carcere, «previa creazione di depositi fiscali intestati a prestanome (come Scarpa o Tagliapietra, ndr) pianifica numerose forniture di ingenti quantitativi di bevande alcoliche, trattando tali affari coi sodali che dall'estero fungono da collegamento con le ditte fornitrici. Da tale posizione defilata detta le tempistiche per l'inserimento della documentazione doganale contraffatta nel sistema Emcs dell'Agenzia delle Dogane». Un giochetto che faceva assieme al trevigiano Carlo Raimondo.

IL GIUDIZIO


«Professionalità nell'attività illecita e spessore criminale» dice il gip riferendosi anche a Scarpa, Tagliapietra e Bragato. Nei prossimi giorni i tre, difesi dall'avvocato Igor Zornetta, daranno le loro spiegazioni di fronte al giudice.

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Il Gazzettino