Conte avverte i bulli: «Così rovinate la città, chiederemo i danni»

Controlli della Polizia locale in via Roma a Treviso dopo un accenno di rissa
 TREVISO -  «Il Comune si costituirà parte civile per chiedere i danni a chi ha danneggiato l’immagine della città». Il sindaco Mario...

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 TREVISO -  «Il Comune si costituirà parte civile per chiedere i danni a chi ha danneggiato l’immagine della città». Il sindaco Mario Conte, questa volta, vuole andare fino in fondo. Vedere Treviso, peraltro in una fase di pieno rilancio sia dal punto di vista sia turistico che commerciale, diventare bersaglio sui social di chi cerca posti “in vista” per risse e regolamenti di conti, lo ha irritato parecchio. E quindi, non appena scatteranno le denunce verso i “bulli”, i protagonisti degli atti di violenza delle ultime due settimane, ma anche dei piccoli imbrattamenti a monumenti e chiese, Ca’ Sugana è decisa ad entrare nei procedimenti giudiziari per chiedere i danni: «Non siamo certo contenti di questa scelta - osserva Conte - ma è un segnale necessario. Qualche famiglia andrà incontro a delle difficoltà ma bisogna assumersi delle responsabilità. Come sindaco, devo difendere il nome della città e certe scene non sono accettabili. Adesso chi scambia Treviso per un ring o crede di poter fare quello che vuole, si deve preparare a subirne le conseguenze. Perché, sia chiaro: chiunque combini qualcosa, presto o tardi, lo individuiamo».

IL QUADRO
Le parole del primo cittadino arrivano a 24 ore di distanza dal giorno dei mega controlli, del dispositivo di sicurezza alzato in tutta la città per evitare le risse annunciate dalle baby-gang sui social per giorni e giorni. Sabato pomeriggio tutto ha funzionato: le pattuglie schierate sul campo da Polizia locale, carabinieri, questura e guardia di finanza hanno scongiurato picchi di tensioni e bloccato sul nascere due potenziali risse al Duomo e in via Roma. Il resto lo ha fatto la rete capillare delle telecamere della video-sorveglianza gestite dalla centrale operativa della Polizia locale. Il comandate Andrea Gallo ha anche riproposto la ricetta vincente dei maxi pattuglioni appiedati nelle zone più calde del centro, sopratutto nei pressi della stazione delle corriere e dei treni, e il controllo sistematico dei documenti per tutti quei gruppetti di ragazzini che avevano atteggiamenti sopra le righe o che erano troppo numerosi. La Polizia locale ha identificato una 50ina di ragazzi, altri 180 hanno invece mostrato i documenti agli agenti della questura. «Controllare i documenti - spiega Gallo - è fondamentale perché responsabilizza il ragazzino, consapevole che se combina qualcosa le forze dell’ordine hanno già tutti i suoi dati». 

I MESSAGGI
«Treviso, sabato pomeriggio, non è stata in ostaggio di nessuno. È stata invece una città sicurissima», ci tiene però a precisare il sindaco preoccupato che, alla lunga, tutta questa attenzione dovuta a ragazzini turbolenti diventi dannosa. «Devo fare i complimenti al comandante Gallo, a tutte le forze dell’ordine e alla Prefettura per i servizi organizzati - continua - tutto ha funzionato alla perfezione e, di fatto, non è successo praticamente niente». Ma che la città sia diventata il bersagli di attacchi social, che i video in cui si invita a ritrovarsi in centro per organizzare scazzottate girino per la rete, è un fatto che non può essere ignorato. Così però si rischia di mandare messaggi sbagliati, di far passare la città per quello che non è. Urge intervenire prima che sia troppo tardi. Il sindaco ha quindi intenzione di agire su due livelli: la prevenzione attraverso gli incontri programmati con i dirigenti scolastici degli istituti cittadini e i rappresentanti dei genitori; la repressione con i controlli e la convocazione, al comando della Polizia locale, dei giovani identificati durante le risse accompagnati dai loro genitori oltra all’annuncio dell’arrivo di denunce e richieste danni. 

LE CONTROMISURE


«In questi giorni abbiamo stilato un elenco composta da decine di nomi di ragazzini identificati - spiega il sindaco - un po’ alla volta abbiamo intenzione di chiamarli tutti, assieme ai loro genitori, per capire cosa succede, perché si comportano un questo modo. Se ci sono problemi. La richiesta danni, invece, scatterà per chi verrà denunciato. Il messaggio deve essere chiaro: Treviso non è una città dove si può fare ciò che si vuole. Tutti sono bene accetti, ma rispettando le regole».
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Il Gazzettino