Ragazzo con il virus, la squadra non gioca e il giudice la da perdere a tavolino 3-0

Ragazzo con il virus, la squadra non gioca e il giudice la da perdere a tavolino 3-0
PADOVA - La paura di contrarre o diffondere il Covid non è un motivo sufficiente per non disputare una partita di calcio, anche se si gioca in ambito giovanile o...

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PADOVA - La paura di contrarre o diffondere il Covid non è un motivo sufficiente per non disputare una partita di calcio, anche se si gioca in ambito giovanile o dilettantistico. Così ha stabilito, ribadendo i dettami della normativa federale, il giudice sportivo provinciale, sanzionando con la sconfitta a tavolino per 3-0, con un punto di penalizzazione e l'ammenda di 25 euro la società Juvenilia Padova per non essersi presentata in campo nella sfida con il Real Padova valida per il campionato giovanissimi under 15 in programma lo scorso 7 novembre.

«La società si legge nel comunicato - prima dell'inizio della gara aveva comunicato la rinuncia a disputare la stessa, allegando la presenza nelle sue fila di un giocatore positivo al Covid riscontrato il 6 novembre e comunicato alla delegazione nella medesima giornata». Incombente non sufficiente per evitare la sanzione, come ricorda il giudice sportivo nelle sue motivazioni: «Al riguardo si osserva che il protocollo da applicare al fine di disciplinare lo svolgimento dell'attività e nello specifico le gare ufficiali nell'ipotesi di cui sia accertata la positività al virus Sars Cov-2 dispone che la società potrà richiedere il rinvio della partita solo se il numero dei calciatori positivi posti in quarantena dalle autorità sanitarie preposte, nei giorni antecedente la gara sia superiore a cinque. Pertanto conclude il comunicato - la rinuncia alla gara, al di fuori delle ipotesi in cui il protocollo consente di disporne il rinvio, comporta la sanzione della perdita della partita a carico della società rinunciante, con le sanzioni accessorie». «Abbiamo seguito i protocolli previsti spiega il presidente della Juvenilia Luigi Iannetti appena saputo della positività del nostro atleta, ma è stata una cosa improvvisa e non abbiamo fatto in tempo ad avvisare la squadra avversaria a cui, in assenza dell'incontro, abbiamo concesso il nostro campo per una partitella in famiglia». E così commenta: «Per senso civico e per tutelare la salute abbiamo voluto seguire anche in forma più prudenziale le regole federali, preferendo perdere a tavolino per dare un segnale di attenzione su queste problematiche e per stare più tranquilli, anche perché con i ragazzini i genitori sono più preoccupati». Nei giorni successivi è emersa una seconda positività e anche la squadra femminile ha sospeso gli allenamenti per una settimana per il contagio di una bambina che frequenta le scuole elementari. «Siamo una società parrocchiale conclude Iannetti e i valori contano più dei punti in classifica».

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Il Gazzettino