Focolaio in casa di riposo, contagiati 5 ospiti e 4 operatori: tutti sono vaccinati con tre dosi

La casa di riposo di Lamon
LAMON - «Da una parte siamo in apprensione, dall’altra c’è la consapevolezza di essere in trincea. Dobbiamo combattere: non c’è altro da...

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LAMON - «Da una parte siamo in apprensione, dall’altra c’è la consapevolezza di essere in trincea. Dobbiamo combattere: non c’è altro da fare». Gian Paolo Sommariva, direttore della casa di riposo di Lamon, ha la voce stanca ma anche ferma. I nove positivi, scoperti nella struttura nei giorni scorsi, sono un pugno nello stomaco. È un déjà-vu che nessuno avrebbe voluto rivivere. Invece il covid è tornato nelle case di riposo del territorio come un incubo. In quella di Lamon, in particolare, sono rimasti contagiati 5 ospiti e 4 operatori sanitari. Tutti e nove risultano vaccinati con la terza dose di vaccino anti-covid. Il trend è in salita, quasi ovunque. A livello provinciale sono emerse 48 nuove positività nelle ultime 24 ore e il totale dei bellunesi con il virus ha superato quota 250.



I TIMORI
«C’è un forte incremento rispetto ai giorni precedenti» ha sottolineato ieri l’azienda sanitaria. Dopo i focolai scolastici a Longarone e a Ponte nelle Alpi, ne è scoppiato uno anche a San Pietro di Cadore (dove il sindaco ha chiuso dall’asilo alla scuola secondaria di primo grado). «Osservando i dati epidemiologici di altri paesi europei a noi vicini – ha sottolineato la direttrice generale dell’Ulss Maria Grazia Carraro – è necessario tenere alta l’attenzione. Manteniamo comportamenti prudenti evitando luoghi affollati, usando la mascherina, arieggiando spesso i locali e igienizzando le mani». A preoccupare è soprattutto il focolaio emerso nella casa di riposo di Lamon. Anche se i nove positivi sono tutti vaccinati e asintomatici, si tratta comunque delle fascia debole della popolazione. Quella, per intenderci, che ha sofferto di più di tutti in termini di vittime durante la prima e la seconda ondata di contagi.

LA RICOSTRUZIONE
A spiegare cos’è accaduto nella struttura è il direttore Gian Paolo Sommariva. «I primi positivi – ha raccontato – li avevamo individuati già sabato. In quei giorni, con il sospetto forse di ciò che sarebbe potuto accadere, abbiamo ripristinato le misure covid come a marzo 2020 e adesso andiamo avanti con le procedure di allora. Più di questo non sappiamo cosa fare». Sommariva ha agito in anticipo ed è stata una fortuna. Certo, nel frattempo sono emersi nuovi casi ma per ora rimangono gestibili. Tornare a marzo 2020 significa rivivere parte di quel lockdown che ha messo a dura prova tutti. Quindi: visite dei familiari bloccate, nuclei separati per ogni reparto, misure anti-contagio rafforzate.


TAMPONI OGNI TRE GIORNI


«Abbiamo messo in piedi tutto – ha continuato il direttore della casa di riposo di Lamon – come se sabato scorso ci fossero già i contagi a cui siamo arrivati oggi. Volevamo anticipare ma sono comunque emersi questi nuovi positivi». Sono cinque anziani e quattro operatori sanitari. «Proseguiamo così – ha concluso Sommariva – massima allerta, massima precauzione in tutto, massima chiusura, utilizzo di tutti i dispositivi di protezione. Da noi tutti sono vaccinati. Adesso faremo gli screening ogni tre giorni e vedremo man mano se usciranno nuovi positivi. Lo faremo con serietà, professionalità e trasparenza». Le case di riposo sono state le vere protagoniste, in negativo, della prima ondata di contagi. Focolai ovunque e tanti morti. La struttura più contagiata era stata quella di Pedavena. Ma anche ad ottobre, in concomitanza con la seconda ondata, la situazione nelle strutture per anziani non era affatto migliorata. La casa di riposo di Ponte nelle Alpi aveva dovuto fare i conti con un maxi focolaio in cui si erano positivizzati 40 ospiti su 60 (10 dei quali sono morti). Poi, piano piano, le strutture sono tornate covid-free. Almeno fino a sabato quando il centro anziani di Lamon ha scoperto i primi positivi e dichiarato l’allerta massima.

 

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Il Gazzettino