Perseguita i vicini di casa, "stalker" preso sotto il letto

Perseguita i vicini di casa, "stalker" preso sotto il letto
I carabinieri di Conselve sono stati costretti a tirarlo fuori letteralmente per i piedi da sotto il letto, dove si era nascosto nella speranza di sfuggire al mandato di custodia...

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I carabinieri di Conselve sono stati costretti a tirarlo fuori letteralmente per i piedi da sotto il letto, dove si era nascosto nella speranza di sfuggire al mandato di custodia cautelare in carcere che erano andati a notificargli. Nella fretta, però, aveva dimenticato sul fornello acceso la moka di caffé che ha cominciato a diffondere il suo profumo fino all’esterno dell’abitazione. E così si è smascherato: i militari dell’Arma si sono introdotti in casa, riuscendo alla fine a scovarlo accoccolato nella scomoda posizione. E’ stato particolarmente movimentato, nel pomeriggio di lunedì, individuare e arrestare Graziano Bertin, 55 anni, residente a Conselve ma a cui il giudice aveva già imposto il divieto di dimora nella cittadina. Una misura che l’autorità giudiziaria aveva preso a causa della continua azione di “stalking” di Bertin nei confronti di una famiglia confinante. Una persecuzione iniziata anni fa, per banali questioni di vicinato, a colpi di telefonate nel cuore della notte, scritte offensive sui muri di casa ed erbacce lanciate nel giardino dei dirimpettai. Fino a quando questi ultimi, esasperati, non decisero di presentare una formale denuncia nei suoi confronti. Ottenendo, come detto, il provvedimento che imponeva all’uomo di lasciare il comune di residenza. Obbligo che, ufficialmente, Bertin aveva rispettato trovando sistemazione presso un amico. 


Dopo qualche tempo, però, i dispetti sono ricominciati, esasperando ulteriormente la famiglia presa di mira. Che ha fatto una nuova segnalazione ai carabinieri. I quali hanno a quel punto informato il magistrato che ha deciso un aggravio della misura restrittiva precedente. Gli uomini in divisa, ovviamente, sospettavano che il 55enne continuasse a vivere nella sua abitazione, dalla quale entrava e usciva adottando una serie di precauzioni per non farsi individuare. Si sono pertanto recati al suo domicilio e hanno suonato il campanello. Nessuna risposta. Idem per le chiamate al cellulare. Apparentemente, quindi, la casa era disabitata. Ma il caffè lasciato sul fuoco è stato galeotto. Il suo aroma si era infatti diffuso all’esterno dell’abitazione ed è stato subito avvertito da uno dei militari. La pattuglia, insospettita, si è perciò ulteriormente avvicinata e da una finestra ha sbirciato all’interno della cucina, accorgendosi immediatamente della moka fumante. A quel punto, gli uomini in divisa hanno forzato gli infissi e sono entrati. Di Bertin, sia in cucina che nelle stanze adiacenti, nessuna traccia. Hanno pertanto iniziato a passare sistematicamente al setaccio tutte le camere. Fino ad arrivare in quella dove l’uomo si era nascosto. Non lo aveva però fatto troppo bene: le scarpe, infatti, spuntavano da sotto il letto. I carabinieri prima gli hanno intimato di uscire quindi, visto che Bertin non si muoveva, lo hanno afferrato per le caviglie. Operazione risultata tutt’altro che semplice: il 55enne, evidentemente deciso a non dargliela vinta, si era infatti aggrappato alla rete del letto. Alla fine, a furia di strattoni, è però stato costretto a cedere e i militari sono finalmente riusciti a tirarlo fuori e a notificargli il provvedimento. Portato nella caserma della stazione per le formali procedure di identificazione, è stato poi trasferito nella casa circondariale di Padova a disposizione del magistrato. 
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Il Gazzettino