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TREVISO - Slitta ancora il congresso provinciale della Lega di Treviso. Era stato annunciato per i primi di gennaio, poi per il 22, poi ancora per domenica 29. Infine la data giusta è sembrata domenica 5 febbraio: ma anche questa è saltata. A Treviso c'è tutto: i candidati (in ordine di apparizione Giuseppe Paolin, Riccardo Barbisan, Luciano Dussin e Dimitri Coin), i programmi, i militanti. Manca solo il giorno dello scontro.
SCINTILLE
E questo continuo rimandare, ondeggiare, non fa che alimentare il malcontento di una base ormai arrivata ai limiti della sopportazione: «Vogliamo fare il congresso - scandisce Giuseppe Fantuz, volto storico del Carroccio nella Sinistra Piave - Treviso è sempre stata la prima a farlo in Veneto. Adesso siamo gli ultimi. E non si capisce perché. Bisogna fare pressione sui vertici provinciali e regionali perchè si decidano. E in fretta». Fantuz esce allo scoperto, ma le sue parole sono quello di un po' tutti i militanti della Marca: «Abbiamo Treviso, città capoluogo, che sta andando alle elezioni amministrative senza avere una segreteria provinciale alle spalle - continua - il sindaco Mario Conte è costretto a fare tutto da solo in una fase delicatissima, dove la presenza di un segretario sarebbe essenziale.
IL NODO
Però, dietro alla dichiarazioni, il vero motivo che sta ritardando il congresso trevigiano è ormai chiaro: quattro candidati sono troppi. Se nessuno si ritirerà, il rischio è la balcanizzazione di un partito già fin troppo scosso da polemiche, tensioni e ripicche. Ma, a oggi, nessuno dei quattro contendenti dà segnali di volersi fare da parte.
GLI SCHIERAMENTI
Ognuno di loro rappresenta un'anima della Lega di Marca: Coin, ex segretario provinciale e attuale deputato riconfermato a Roma, è l'alfiere dei salviniani e gode del sostegno di calibro da novanta come Gian Paolo Gobbo, padre nobile leghista; Dussin, appoggiato da big come Gianantonio Da Re e l'ex senatore Giampaolo Vallardi, è invece più vicino all'area Zaia e su di lui potrebbero convergere voti e aiuti da parte dei consiglieri regionali; Barbisan, capogruppo nel consiglio comunale trevigiano, si sta ponendo come una via di mezzo tra i due schieramenti. La sua ambizione, dichiarata più volte, è quella di rappresentare il punto di congiunzione tra vecchia guardia e la nuova Lega. Infine c'è Paolin, ex deputato, il vero outsider di tutta la contesa, senza un posizionamento preciso. Sceso in campo per primo, ha subito messo in chiaro che non intende uscire di scena di volersi giocare le sue carte fino in fondo. Questi i quattro moschettieri che vorrebbero, ognuno a suo modo, mettere fine alla lunghissima fase del commissariamento trevigiano. Se nulla cambierà, in una domenica di febbraio ancora da definire, si confronteranno non nella semplice sede di una pro loco di periferia, ma dentro un centro congressi con davanti l'intera Lega trevigiana. E si divideranno voti, consensi e forze. Lo stesso rischio ha corso anche Padova: all'inizio gli aspiranti segretari provinciali erano cinque, poi si sono ridotti a due. E, nonostante questo, le polemiche non sono mancate. A livello regionale c'è chi lavora per diminuire il numero anche dei concorrenti trevigiani. Ma l'operazione sembra sempre più complessa.
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Il Gazzettino