Deviavano il percorso dei tir per farli sparire, condanne per 26 anni

Cinque imputati colpevoli per il giro di truffe che portò al recupero di merce per 2 milioni fatta sparire dalla banda

Tir (foto Pexels - Screeny 24)
ROVIGO - Condanne per oltre 26 anni complessivi per cinque dei sette imputati a processo per la vicenda dei carichi fantasma, che era venuta alla luce nel 2013 e che nel febbraio...

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ROVIGO - Condanne per oltre 26 anni complessivi per cinque dei sette imputati a processo per la vicenda dei carichi fantasma, che era venuta alla luce nel 2013 e che nel febbraio 2014, con l'operazione Felix Cargo condotta da Squadra mobile e Polizia stradale di Rovigo, aveva visto tre persone finire ai domiciliari delle 35 indagate a vario titolo per le ipotesi di reato di associazione a delinquere, truffa, ricettazione, falsità in scrittura privata e sostituzione di persona, ed portato a recuperare prodotti per un valore totale stimato in oltre due milioni di euro.

Le truffe

Dietro a offerte di trasporto a prezzi stracciati si nascondeva, infatti, un giro di truffe e ricettazioni, che aveva fatto sparire nel nulla tir carichi di merce di ogni tipo, dalla Coca Cola ai detersivi, dai prodotti Coop a quelli Conad, dai materiali plastici a quelli ferrosi, dalle bottiglie di vino agli estintori, dall'acciaio al rame, dalle piastrelle ai tagliaerba. Il meccanismo prevedeva la costituzione o l'acquisto di società di autotrasporto e, una volta ricevuti gli incarichi dagli spedizionieri, utilizzando autisti compiacenti, dirottavano i carichi in luoghi diversi dalla loro destinazione, per poi stoccarli e rivenderli. Carichi da decine di migliaia di euro che venivano resi irrintracciabili con un vortice di documenti di trasporto contraffatti, mail fasulle, targhe spostate da un rimorchio all'altro e falsificate, trasbordi simulati, sostituzioni di persona, che faceva ricadere eventuali responsabilità su prestanome e vettori nella forma di società a responsabilità limitata, che rispondono solo del capitale versato, rendendo impossibile ogni azione risarcitoria. Tutto veniva poi rivenduto a prezzi stracciati. Ma il giochino, visto anche il calibro delle aziende che erano state danneggiate, non poteva durare a lungo. E, dopo indagini serrate che avevano portato gli inquirenti dal Polesine alla Romagna, da Mira a Stanghella, da Treviso a Vicenza, da Livorno a Modena, da Ascoli a Bergamo, da Mantova a Verona, da Genova a Pastrengo, erano arrivate le denunce, i sequestri e le misure cautelari. I luoghi indicati nel capo di imputazione in Polesine sono Adria, Porto Tolle e Papozze, dove avevano sede alcune delle ditte utilizzate per le truffe, e Villanova Marchesana, dove si trovava il capannone di uno degli indagati, adibito a deposito.

Le condanne

A oltre otto anni di distanza, giovedì, si è concluso il processo di primo grado nei confronti di sette degli indagati che erano poi finiti a processo per 32 truffe, per la sparizione di altrettanti carichi, di riciclaggio, ricettazione, falso e, tutti, anche per associazione a delinquere. Proprio questa accusa è caduta, con l'assoluzione «perché il fatto non sussiste». Per il 47enne bresciano Cristiano Primoli ed il 53enne napoletano Pasquale Sicignano il tempo trascorso ha fatto cadere anche le ulteriori accuse e, per entrambi è stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Non altrettanto bene è andata agli altri imputati, per i quali sono comunque cadute alcune delle accuse, sempre per effetto della prescrizione, e sono arrivate anche delle assoluzioni per alcuni dei capi d'accusa. Ma il 44enne bresciano Omar Linetti ed il 62enne di Megliadino San Vitale Giacomo Gennaro, sono stati comunque condannati a 2 anni a testa, il 50enne salernitano Pasquale Vitiello a 4 anni e 1 mese, il 54enne adriese Francesco Trombini a 7 anni e 10 mesi e Felice Tondi, 48 anni, di Acerra ma residente ad Adria, è stato condannato a 10 anni e 6 mesi.

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Il Gazzettino