Abusó della bimba, condannato e assunto come docente di ruolo

Abusó della bimba, condannato e assunto come docente di ruolo
LIGNANO - Tutto ebbe inizio un'estate a Lignano, la vergognosa conclusione avviene invece in Piemonte. Un uomo condannato per pedofilia é stato poi assunto e ha insegnato...

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LIGNANO - Tutto ebbe inizio un'estate a Lignano, la vergognosa conclusione avviene invece in Piemonte. Un uomo condannato per pedofilia é stato poi assunto e ha insegnato per anni in alcune scuole medie della provincia di Torino.




L'ufficio scolastico regionale ha avviato una indagine, su sollecitazione del Ministero, sul caso di un ex animatore e poi insegnante di matematica, attualmente in aspettativa, denunciato dalla vittima attraverso Skuola.net. Nel 2004 era stato condannato per pedofilia a 3 anni e sei mesi, pena poi ridotta della metà nel 2007 con il patteggiamento.



La vicenda è quella di un insegnante della provincia di Cuneo, che nel 1998 abusò di una sua allieva di 7 anni in un campo estivo a Lignano Sabbiadoro (Udine). Toccamenti e sfregamenti nelle parti intime, approfittando dei momenti dedicati all'igiene, da parte di quell'uomo, all'epoca soltanto animatore. La bimba torna a casa, in Piemonte, e racconta tutto alla famiglia, che denuncia l'episodio. La condanna arriva nel 2004, tre anni e sei mesi, ma in appello viene quasi dimezzata ricorrendo al patteggiamento.



La condanna prevede anche una provvisionale di 27 mila euro. Mai pagata. Il legale della famiglia, Roberto Ponzio, si mette così sulle tracce di quell'uomo e scopre che nel settembre 2011 è stato assunto come docente di ruolo. «È una vergogna durata troppo a lungo - è la denuncia del legale - ed è scandaloso che questo signore abbia trovato un posto di lavoro a carico del contribuente, per lo più delicatissimo nel mondo dell'educazione». Il legale, per ottenere il pagamento della provvisionale, ha chiesto il pignoramento del quinto dello stipendio. Mossa che ha spinto l'insegnante a saldare il suo debito. Dopo dieci anni. «La giustizia non ci ha tutelato - conclude l'avvocato Ponzio - rompiamo il silenzio per tutelare come possiamo l'opinione pubblica».
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Il Gazzettino