Mappatura delle aree: il Comune a caccia dei dipendenti che lavoreranno per sempre da casa

Il comune prepara il piano del lavoro agile
BELLUNO Se qualcuno pensa che lo “smart-working” dei dipendenti del Comune rimarrà la breve parentesi di un anno da dimenticare si sbaglia per almeno due...

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BELLUNO Se qualcuno pensa che lo “smart-working” dei dipendenti del Comune rimarrà la breve parentesi di un anno da dimenticare si sbaglia per almeno due motivi. Il primo è legato alla durata dell’emergenza sanitaria la cui fine è alquanto incerta. Il secondo al fatto che gli enti locali, quando finirà questo periodo, dovranno comunque concederla ai dipendenti che la richiederanno al fine di «coniugare al meglio la vita lavorativa con quella familiare e abbattere il traffico (quindi l’inquinamento)». Per Gino Comacchio, operatore della Cisl Fp, si tratta di una «rivoluzione copernicana» che avrà bisogno di una stretta collaborazione tra Comuni e sindacati. Ma se per i dipendenti di Palazzo Piloni il lavoro in sinergia tra ente e sindacati è già in fase avanzata, per Palazzo Rosso siamo ancora nella fase preliminare. 


IL LAVORO DA CASA
Durante il primo lockdown di marzo i dipendenti comunali erano stati obbligati a rimanere a casa. Per lo meno coloro che svolgevano attività differibili. Il principio era più o meno questo: dal momento che si devono limitare le possibilità di contagio tutti quelli che possono lavorare da casa, stiano a casa. Poi le cose sono cambiate. Con la ripresa dei contagi il governo ha stabilito che i Comuni devono organizzare il lavoro dei propri dipendenti applicando la modalità dello smart-working «al 50% del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte in tale modalità». Con il nuovo dpcm di due giorni fa c’è stata un’ulteriore variazione che prevede lo svolgimento del lavoro agile «nella percentuale più elevata possibile, e comunque in misura non inferiore a quella prevista dalla legge». L’assessore comunale di Palazzo Rosso Francesca De Biasi ha spiegato di aver inviato la nota a «ciascun coordinatore d’ambito-responsabile di area che dovrà quindi collocare nella percentuale più elevata possibile il personale assegnato». E così iniziano una ad una le mappature dei vari settori. Una recente determina a firma del coordinatore d’area, Maura Florida, individua nel suo ambito le attività che possono essere svolte da casa. 
I SINDACATI

Con Palazzo Piloni è già stato condiviso dai sindacalisti un regolamento sul lavoro agile tale per cui il 100% dei dipendenti della Provincia – per i quali è possibile rimanere a casa – lavora già in smart-working. «Invece al Comune di Belluno – ha raccontato Comacchio, della Cisl Fp – abbiamo sollecitato l’applicazione del lavoro agile chiedendo però anche un incontro per la mappatura delle attività che possono essere svolte a casa. A preoccuparci è quello che accadrà post-emergenza». La legge 77 del 17 luglio scorso stabilisce che «entro il 31 gennaio di ciascun anno, le amministrazioni pubbliche dovranno redigere, sentite le organizzazioni sindacali, il Piano organizzativo del lavoro agile (Pola) prevedendo, per le attività che possono essere svolte in modalità agile, che almeno il 60% dei dipendenti possano avvalersene». Se il documento non viene presentato, il lavoro agile si applica almeno al 30% dei dipendenti che lo richiedono. In ogni caso con la fine dell’emergenza i dipendenti comunali potranno scegliere cosa fare. Nell’ottica di un miglioramento della vita lavorativa e personale e di abbattimento dell’inquinamento. Ovviamente la proposta vale per coloro che possono lavorare in smart-working. Un operaio e un vigile urbano non potrebbero farlo. E così per chi deve stare sempre in prima linea, in questa fase dell’emergenza, vengono predisposti protocolli di sicurezza, come entrate scaglionate. Così avviene per gli agenti del Comando di polizia locale di via Gabelli. 
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Il Gazzettino