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TREVISO - «È l'esempio lampante che la giustizia in Italia non funziona. Ho passato notti in bianco dopo aver perso il lavoro, e per mesi ho fatto fatica a dormire. Il fatto che Luigi Compiano non faccia nemmeno un giorno di galera è l'ennesima beffa, uno schiaffo per tutte quelle famiglie che hanno sofferto. Mi limito a definirla una vergogna». Salvatore Mascioletti, ex dipendente della Nes e delegato sindacale all'interno dell'azienda di Silea, trasuda rabbia dopo aver appreso della sentenza della Cassazione che ha annullato la condanna per bancarotta all'ex patron della North East Services. «Nemmeno il contentino di un giorno in carcere» ribadisce, ricordando i momenti terribili dell'indagine, del blitz della guardia di finanza, della perdita del lavoro, delle battaglie per trovare una nuova occupazione. «L'unica nostra fortuna è stata lavorare in un settore che è sempre alla ricerca di personale, soprattutto in quegli anni - evidenzia Mascioletti - ma si è rischiato il bagno di sangue. Eravamo trattati come numeri, ma dietro c'erano 700 dipendenti (e quindi 700 famiglie) che potevano finire sul lastrico. Per non parlare della degradazione morale a cui siamo stati sottoposti. È vero, siamo stati tutti liquidati (in maniera ridotta, ndr) per quanto riguarda gli arretrati (tfr, ferie, permessi, straordinari ecc.), ma i danni per la dignità che ci è stata tolta non ci sono mai stati riconosciuti».
IL RACCONTO
Salvatore Mascioletti si fa portavoce, come aveva fatto al tempo durante le battaglie con la società di vigilanza e trasporto valori, del malessere che hanno attraversato tutti i lavoratori della Nes, tanto da finire anche in tivù nel programma "La Gabbia", condotto da Gianluigi Paragone: «Per 16 anni ho lavorato come guardia giurata in quella che era l'azienda leader nel settore. Per otto mesi mi sono ritrovato senza denaro, con un figlio e una moglie mentre lui (Luigi Compiano, ndr) era lì tranquillo a prendersi il caffè in piazza dei Signori, andando in giro con i suoi cani o frequentando i centri benessere - aveva dichiarato nel corso della trasmissione de La7 - Mentre girava con auto di lusso noi eravamo costretti a lavorare in condizioni precarie. Io guidavo un furgone in cui cadeva l'acqua all'interno, con la tappezzeria squarciata». Non è l'unica voce. Alessandro, che preferisce non rendere pubblico il cognome, ex dipendente della Nes, ricorda il momento in cui c'è stato il blitz della guardia di finanza: «Non si poteva non sapere che qualcuno andava nel caveau a prelevare come se fosse un bancomat.
LE VERTENZE
In prima linea nella battaglia per salvaguardare i posti di lavoro della Nes c'era anche Massimo Marchetti, delegato della Uiltucs Uil: «Sono stati momenti davvero difficili, fortunatamente dopo grandi battaglie siamo riusciti a ricollocare in aziende dello stesso settore gran parte del personale della Nes - sottolinea Marchetti - ma si è rischiata una vera e propria bomba sociale. All'inizio non c'era prospettiva di riuscita delle trattative». Le conseguenze, però, ci sono state lo stesso: i "reimpiegati" hanno dovuto rinunciare agli scatti di anzianità maturati, perdendo in media 120 euro al mese. «È uno dei risvolti tragici della vicenda - chiude Marchetto - Il fatto che chi ha provocato tutto questo non farà un solo giorno dietro le sbarre appare come l'ennesima beffa nei confronti di chi ha dedicato tempo ed energie per lavorare alla Nes».
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Il Gazzettino