Stefania, 42 anni dietro a un bancone: «Ho vestito Sordi e la Treviso dei vip»

Stefania Bianchin
TREVISO - Il suo gioco preferito? Andare da bambina al mercato, vedere la disposizione degli abiti sui banchi, aprire l'armadio e farsi una specie di vetrina sul letto....

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TREVISO - Il suo gioco preferito? Andare da bambina al mercato, vedere la disposizione degli abiti sui banchi, aprire l'armadio e farsi una specie di vetrina sul letto. «Dopo 42 anni sento ancora la stessa magia quando tocco un tessuto e vesto una cliente». A fine novembre andrà in pensione Stefania Bianchin, 57 anni, storica commessa della boutique Miozzi.


Davanti a lei sono passate migliaia di donne e di taglie. 
«Il mio lavoro mi ha dato enormi soddisfazioni. Le donne sono un mondo complesso e meraviglioso. Per vestirle serve anzitutto sincerità». 
Ha iniziato prestissimo, Stefania. A 14 anni era già dietro al bancone. 
«Non avevo voglia di studiare, lo dico chiaramente. Era il 1978 e chiesi a mia madre di aiutarmi a trovare un lavoro. Lei mi portò qui, e il signor Oscar Miozzi mi diede la possibilità di iniziare». 
Che mondo le passa davanti ogni giorno? 
«Il nostro negozio si sviluppa su 3 piani. Alla donna riserviamo l'ultimo, quello più intimo e nascosto. Noi le coccoliamo ma, nello stesso tempo, siamo oneste. Credo sia questa la nostra vera forza». 
In quarant'anni di Treviso bene chi ha vestito? 
«Tutte. E quando dico tutte intendo tutte. Ma la prima cosa che ho imparato qui è la discrezione. Non farò nomi neanche sotto tortura. Ci sono stati anche gli attori. Ricordo che ero una ragazzina e portavo la vestaglia ad Alberto Sordi in hotel. O Mario Del Monaco, che si serviva da noi e parcheggiava qui davanti la sua Rolls Royce bianca. Ma anche Giorgio Gaber, e Monica Vitti». 
Sono solo rose o qualche spina c'è? 
«Ci sono anche le spine. Non amo gli arricchiti a causa della loro maleducazione». 
Pantalone bianco panna, giacca in tinta, piega impeccabile, mani curate. E' importante? 
«Essenziale. Noi siamo l'immagine del nostro negozio. E se una donna (o un uomo) vengono qui devono avere già un imprinting di eleganza a partire da noi». 
Come si comporta con le clienti? 
«Le ascolto prima di tutto. Poi le studio. Dentro di me già maturo un'idea di come mi piacerebbe vederle vestite. Ma non ho mai stravolto il loro stile». 
Qual è il suo capo di abbigliamento preferito? 
«Credo che la personalità di una donna si capisca soprattutto dalla borsa che porta». 
Com'è cambiato il centro di Treviso negli ultimi anni? 
«Con la parziale chiusura della Camera di Commercio e del bar Borsa la piazza si è svuotata. Noi, tuttavia, non abbiamo subito cali nel lavoro. Penso che la professionalità faccia alla fine la differenza». 
Tra pochi giorni andrà in pensione dopo un quarantennio. Cosa farà adesso? 
«Mi si sta aprendo un mondo. Consulente ma soprattutto personal shopper per clienti molto facoltose. Sono felice perchè il lavoro è la mia vita». 

Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino