Comelico, il vincolo resta: sci a rischio. La Consulta boccia il ricorso del Veneto

Comelico, il vincolo resta: sci a rischio. La Consulta boccia il ricorso del Veneto
Spettava al ministero dei Beni Culturali l'apposizione del vincolo sull'area alpina compresa tra il Comelico e la Val d'Ansiei. Con questo verdetto la Corte...

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Spettava al ministero dei Beni Culturali l'apposizione del vincolo sull'area alpina compresa tra il Comelico e la Val d'Ansiei. Con questo verdetto la Corte Costituzionale ha risolto a favore dello Stato il giudizio per conflitto di attribuzione tra enti promosso dalla Regione Veneto, che si era schierata a fianco dei Comuni di Santo Stefano di Cadore, Auronzo, Comelico Superiore, San Nicolò, San Pietro e Danta. Restano comunque pendenti davanti al Tar del Lazio i ricorsi delle istituzioni locali, nel timore che la dichiarazione di notevole interesse pubblico, proposta dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, sia il preludio dello stop al progetto di un collegamento sciistico tra Padola e la Val Pusteria.

Cosa ha detto la Consulta

Secondo la Consulta, le Regioni non possono pianificare lo sviluppo del proprio territorio con scelte di carattere urbanistico, se queste ultime non sono rispettose dei vincoli posti dallo Stato per tutelare i beni di valore paesaggistico. Inoltre, lo Stato può adottare la dichiarazione di interesse paesaggistico di un'area anche quando la Regione sia contraria. La difesa di questi beni risponde infatti a una «logica incrementale», che consente alle Regioni di allargarne l'ambito ma non di ridurlo, neppure attraverso i propri piani paesaggistici da redigere d'intesa con lo Stato.  Si legge nelle motivazioni: «La tutela ambientale e paesaggistica, gravando su un bene complesso ed unitario, considerato dalla giurisprudenza costituzionale un valore primario ed assoluto, e rientrando nella competenza esclusiva dello Stato, precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali». Per i giudici costituzionali, il conferimento allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema «rende del tutto coerente con il disegno costituzionale» la previsione secondo cui «l'autorità statale possa autonomamente rinvenire in un bene le caratteristiche che lo rendono meritevole di tutela, anche se la Regione nel cui territorio il bene si trova dovesse essere di contrario avviso».

Le reazioni

Furiose le reazioni a Palazzo Balbi. «Questo pronunciamento della Consulta tuona Cristiano Corazzari, assessore all'Urbanistica non fa altro che contrastare quel principio di autonomia che più volte abbiamo rivendicato, anche in campo urbanistico e paesaggistico. Questo al fine di evitare che vengano imposti vincoli e definite imposizioni da parte del ministero non condivisi con il territorio. Il principio affermato oggi va in direzione di un centralismo che noi abbiamo sempre combattuto». Il collega Gianpaolo Bottacin, titolare dell'Ambiente, condivide la preoccupazione dei sindaci bellunesi: «Ora bisognerà capire la percorribilità di una via normativa che, sul progetto dell'impianto di risalita, non renda vincolante il parere della Soprintendenza».

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Il Gazzettino