Comelico, c'è il picco dei contagi: anche la quarta ondata parte da lì

La mappa dei contagi
BELLUNO - C'è una zona della provincia che si distingue dalle altre per numero di positivi in rapporto alla popolazione: il Comelico. L'incidenza, nei comuni di...

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BELLUNO - C'è una zona della provincia che si distingue dalle altre per numero di positivi in rapporto alla popolazione: il Comelico. L'incidenza, nei comuni di Santo Stefano, San Pietro, San Nicolò e Comelico superiore, è massima. Si parla di oltre 500 nuovi casi ogni 100mila abitanti (da precisare che nei piccoli comuni una minima casistica determina un'incidenza casi-abitanti significativa, alla luce del piccolo denominatore di popolazione). È ciò che era accaduto anche durante la seconda ondata di contagi. Ora, sebbene con numeri diversi, torna l'incubo covid. A evidenziare ciò che sta avvenendo nel Bellunese è l'azienda sanitaria: «Stiamo assistendo a un significativo incremento della casistica nelle ultime due-tre settimane, descrittivo di ciò che comincia ad essere definito come quarta ondata».


LA CURVA CRESCE

I casi rilevati negli ultimi sette giorni sono 260 (+79 rispetto alla settimana scorsa), con un conseguente tasso di incidenza settimanale di 130 casi su 100 mila abitanti, superiore all'incidenza nazionale (86,6 su 100 mila abitanti). I bellunesi con il covid sono 408, a fronte di 16 nuovi casi nelle ultime 24 ore. È importante sottolineare tuttavia che, a differenza della seconda ondata (più o meno nello stesso periodo del 2020 con il Comelico impestato di positivi) in cui Belluno era tra le province peggiori del Veneto per quanto riguarda il dato sugli attualmente positivi, nell'ondata attuale è invece tra le migliori. Anzi, è quella che registra il numero più basso di casi ogni 100mila abitanti. Quindi: i contagi ci sono, stanno aumentando, ma più lentamente rispetto che altrove.


I RICOVERI

l cambiamento di direzione della curva epidemica ha effetti anche negli ospedali. Sono saliti a sei i pazienti covid ricoverati al San Martino di Belluno. Si tratta di persone che hanno 68,74, 75, 81, 85 e 91 anni. Rimane un paziente covid in Terapia Intensiva a Feltre (che però è stato trasferito da un'altra provincia per aiutare l'ulss di residenza nella gestione dei ricoveri). Analizzando le età dei nuovi casi ci si accorge che i dati sono in linea con la scorsa settimana. La maggior parte si colloca in età pediatrica, oltre 60 casi, e nelle fasce d'età centrali (25-44enni e 45-64enni). «Il dato relativo all'età pediatrica ha commentato l'azienda sanitaria è spiegabile con la non vaccinabilità dei soggetti fino a 11 anni. L'incidenza nelle fasce d'età centrali deriva invece da una copertura vaccinale ancora non risolutiva, combinata con una mobilità sociale molto elevata di questa categoria di persone».


LA PREVENZIONE

Aumentano i positivi e aumentano anche i tamponi. L'Ulss Dolomiti rimane fortemente impegnata nell'esecuzione dei tamponi molecolari (a finalità diagnostica) e nella nuova operatività relativa ai tamponi antigenici (rapidi), per buona parte finalizzati al rilascio del green pass nei soggetti non vaccinati, su cui le farmacie stanno dando un contributo fondamentale. Dall'8 al 14 novembre sono stati eseguiti 18.995 tamponi antigenici (di cui 13.564 dalle farmacie, 3.063 per green pass dall'azienda sanitaria e i restanti per finalità diagnostica) e 7.247 tamponi molecolari con qualche disguido nel fine settimana legato a persone che si presentano ai drive-in pur non avendo la prenotazione. Nel frattempo prosegue la campagna vaccinale. L'Ulss Dolomiti ha somministrato oltre 300mila dosi di vaccino anti-covid e continua ad utilizzare gli anticorpi monoclonali. L'unità operativa di Malattie Infettive di Belluno ha già trattato in questo modo 120 persone e soltanto nell'ultima settimana sono state somministrate otto terapie con monoclonali. Si tratta di anticorpi IgG1 che neutralizzano la proteina spike di sars-cov-2, impedendone il legame con il recettore ACE2, prevenendo così il successivo ingresso virale nelle cellule umane e di conseguenza la replicazione virale. Sono indicate per i pazienti positivi da meno 10 giorni, meglio se entro i primi 5 giorni, che per la loro situazione di base si trovano a rischio di progressione e ricovero.

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Il Gazzettino