ALANO DI PIAVE - Sotto la lente dei Ris il coltello che ha causato la morte di Antonio Costa, il 53enne di origine trevigiana ma residente ad Alano di Piave, ucciso con un...
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LA CONSULENZA
Sono due i punti cardine dell’inchiesta coordinata dal pm Alberto Primavera: la consulenza autoptica, affidata al medico legale Antonello Cirnelli e quella tecnica sull’arma del delitto affidata a un carabiniere che giurerà il 23 maggio a Verona e inizierà a lavorare. Il coltello che ha ucciso Costa è un serramanico con lama di 12 centimetri: un’arma bianca di proprietà della stessa vittima, che lui aveva estratto quella sera per difendersi nella lite che era nata fuori dal locale, il Kangur Bar di Fener. In quel coltellino ci potrebbe essere la soluzione del rebus. Il tecnico incaricato dalla procura è un militare del laboratorio dattiloscopia giudiziaria della sezione investigazioni scientifiche, che si trova presso il comando provinciale dei carabinieri di Verona. È il reparto chiamato “Sis”, ordinativamente inquadrato nei Reparti Operativi dei Comandi Provinciali e funzionalmente collegate con i Ris. Insomma una sorta di “mini Ris” veneto. Il consulente, il tenente Roberto Buonocore, è chiamato a svolgere tutti accertamenti di natura non ripetibile finalizzati «alla ricerca ed esaltazione delle impronte papillari» che ci sono sul fendente che ha trapassato lo sterno e il cuore di Costa. Verrà ricostruito quindi non solo che ha maneggiato quell’arma bianca, ma come è stata impugnata: se di martello o di fioretto e quindi se c’era o meno la volontà di uccidere.
LA DIFESA
È quasi inevitabile che la difesa del principale indagato, quella assunta dagli avvocati Serrangeli e Stellin, partecipi all’udienza per il conferimento dell’incarico al consulente della procura. Non si sa invece, al momento, se intendano nominare un proprio consulente tecnico. E non si sa nemmeno se al consulente di parte, nominato dall’allora difesa Giorgio Gasperin per l’autopsia, sia confermato l’incarico. Ricordiamo che con i primi accertamenti autoptici si è aggravata la posizione dell’indagato e per questo potrebbe essere in atto un cambio di strategia difensiva: il 43enne Sanchez ha sempre detto di aver spinto Costa nel tentativo di allontanarlo, nell’ambito di una colluttazione che era nata dopo le attenzioni insistenti dell’uomo per una ragazzina della comunità dominicana. Dopo averlo disarmato nel tentativo di allontanarlo lo avrebbe colpito, ma involontariamente. Una verità che sarà confermata o meno solo dall’analisi del coltello. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino