Maniago. Coltelli ma non solo, sequestrati 5.400 prodotti made in Italy. Ma di italiano non avano niente

Coltelli ma non solo, sequestrati 5.400 prodotti made in Italy. Ma di italiano non avano niente
MANIAGO (PORDENONE) - Finanzieri del Comando Provinciale di Pordenone ed i Funzionari del locale Ufficio delle Dogane hanno rinvenuto e sequestrato 5.400 articoli di coltelleria,...

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MANIAGO (PORDENONE) - Finanzieri del Comando Provinciale di Pordenone ed i Funzionari del locale Ufficio delle Dogane hanno rinvenuto e sequestrato 5.400 articoli di coltelleria, prodotti in Cina, falsamente contrassegnati “made in Italy”. Denunciato il rappresentante legale della società. Altri 1.600 coltelli, privi delle informazioni obbligatorie sull’origine dei prodotti e pronti per la vendita, sono stati sequestrati in via amministrativa. I controlli sono scattati in una fabbrica di coltelli maniaghese per verificare il trattamento e la destinazione dei prodotti importati dall’estero.

Le operazioni, condotte nella sede e nell’unità locale, hanno fatto emergere la detenzione per la vendita di 5.400 articoli di coltelleria riportanti, sulla confezione e sull’etichetta, unitamente al marchio della società, la dicitura “Made in Italy”, sconfessata dall’inequivocabile origine estera attestata dalla documentazione contabile e doganale. Finanzieri e Doganieri hanno, quindi, sequestrato i prodotti e denunciato alla Procura della Repubblica di Pordenone sia il rappresentante legale dell’azienda, per violazione dell’art. 517 C.P. (richiamato dall’art. 4, comma 49, della Legge 24 dicembre 2003 n. 350), che punisce la vendita di prodotti recanti segni mendaci, che la stessa società, per la responsabilità amministrativa per fatti-reato derivantele dal D.Lgs. nr. 231/2001.Sulle confezioni di ulteriori 1.650 articoli, privi dell’indicazione “Made in Italy” ma anch’essi importati dalla Cina, non sono, invece, state rinvenute le informazioni obbligatorie sull’origine dei prodotti. Per questi prodotti, sequestrati in via amministrativa, Guardia di Finanza e ADM hanno comminato all’azienda una sanzione da 10.0000,00 euro a 250.000 euro per violazione dell’art. 4, comma 49 bis della Legge 350/2003.

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Il Gazzettino