Tutto pianificato fin nei minimi dettagli. Anche la scelta del “covo”, collocato in una posizione strategica. A due passi, fuor di metafora, dal casello autostradale e...
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Ma la notte più lunga dell’anno non la vogliono trascorrere in trasferta. E così rientrano in patria per festeggiare il Capodanno per tornare a Noventa nella tarda serata del primo gennaio. Il giorno dopo infatti Vinko Tomic e i suoi complici hanno in programma il secondo atto della loro piano: e quasi rischiano di essere scoperti, perché una visitatrice si insospettisce di fronte a quella che ai suoi occhi appare come una sosta troppo lunga davanti alla teca numero 154 nella Sala dello Scrutinio e soprattutto a distanza troppo ravvicinata rispetto allo stesso espositore. È la vigilia del colpo. Le stanze al Base to stay vengono lasciate, saldando il conto, la mattina del tre: la banda si divide. Gli autori materiali del furto raggiungono Venezia, l’autista per la fuga invece arriverà più tardi all’orario prestabilito. È il giorno del capo.
Sarà infatti Vinko Tomic, 60enne croato con natali in Bosnia Erzegovina, a dare la zampata finale alla teca e sottrarre la parure di orecchini e spilla della sontuosa collezione dell’emiro del Qatar, il principe Tamim bin Hamad Al-Thani. A “proteggerlo” da eventuali inconsapevoli disturbatori, i croati Zvorko Grgic, 43 anni, e Valdimir Durkin (48), in posizione più defilata, invece il serbo Dragan Mladenovic e il connazionale ancora latitante. Il sesto uomo invece è già posizionato nel punto prestabilito per la fuga: Zelimir Grbove, 48 anni, è a piazzale Roma al volante della macchina con cui insieme ai complici punterà dritto in direzione Trieste per raggiungere la frontiera e rifugiarsi in Croazia: due ore e mezza di strada. Il che significa che i malviventi più ricercati d’Europa all’ora di pranzo o giù di lì erano già al sicuro e con la refurtiva appresso: magari pasteggiando a champagne. Ma era solo questione di tempo. Il conto alla rovescia per loro scatterà appena tre giorni dopo, quando gli investigatori riescono a fissare la prima e decisiva convergenza fra volti e telefoni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino