​Consuelo e Matteo le curano al buio e il paese diventa “Città della lumaca”

​Consuelo e Matteo le curano al buio e il paese diventa “Città della lumaca”
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COLLOREDO DI MONTE ALBANO - Lei è nata a Pordenone, ha 32 anni e una laurea in Scienze della produzione animale. Lui, suo marito, coetaneo, ha seguito praticamente lo stesso iter formativo. Sono Consuelo Bravin e Matteo Venuti, due giovani friulani che hanno deciso di puntare su un prodotto di nicchia per avviare la loro azienda agricola: la lumaca. La realtà, nata nel 2013, in un appezzamento di Lauzzana di Colloredo di Monte Albano (Udine), ha un po’ rivoluzionato la vita del paese collinare, coinvolto a 360 gradi da questo inusuale allevamento: i locali di ristoro hanno tratto spunto per proporre ai clienti piatti speciali, legati alla tradizione culinaria della lumaca, e l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Luca Ovan, ha pensato valorizzare il territorio puntando proprio sull’elicicoltura, ottenendo importanti riscontri a livello nazionale. Durante questo finesettimana del 26 e 27 settembre, infatti, una delegazione di cittadini del centro collinare friulano raggiungeranno Cherasco (Cuneo), la “capitale" italiana della lumaca, per ricevere in forma ufficiale il riconoscimento di “Città della lumaca”, la prima in Friuli Venezia Giulia e la 13esima in tutta Italia.




«Dopo più di un anno di ricerche e di indagini abbiamo deciso di cominciare questa attività appoggiandoci all’Associazione azionale elicicoltori e all’Istituto internazionale di elicicoltura - spiega Consuelo -, due strutture all’avanguardia nella creazione e gestione di allevamenti elicicoli. Grazie ai loro consigli, alle nostre precedenti esperienze nel settore agricolo e ai nostri studi contiamo di poter proporre ai consumatori un prodotto di qualità».



L'allevamento è suddiviso in due zone, una da riproduzione (circa il 35-40% della superficie) e una da ingrasso; questo permette nel tempo di effettuare un miglioramento genetico della specie, scegliendo ogni anno i "soggetti" superiori, che meglio si sono adattati al clima e al terreno, per farli riprodurre. Gli animali sono allevati in campo aperto, senza l'utilizzo di serre o capannoni, e sono confinati in 39 recinti costruiti con una speciale rete, all'interno dei quali ogni anno viene seminata la vegetazione necessaria alla loro sussistenza. Consuelo e Matteo ci lavorano di giorno ma soprattutto di notte, quando le lumache escono dalla loro “casetta”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino