La storia delle scatolette di latta, in guerra e in tavola: tutti i pezzi cult

La collezione di scatolette di latta raccolte nelle trincee
CHIUSAFORTE (Udine) - C'era una volta la scatola di biscotti di latta, che poi è scomparsa del tutto diventando di cartone. E c'erano una volta anche le caramelle...

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CHIUSAFORTE (Udine) - C'era una volta la scatola di biscotti di latta, che poi è scomparsa del tutto diventando di cartone. E c'erano una volta anche le caramelle nelle scatoline di metallo, poi infilate dentro alle buste di plastica trasparenti. Ma le mode di un tempo tornano, com'è anche per il design e le linee degli abiti, degli arredi per la casa, del taglio dei capelli. Così, da qualche anno sono ricomparse, le vecchie scatole di latta, per i biscotti, i dolci delle feste, dal panettone alla colomba di Pasqua, per i bon bon, dai dolcetti alle liquirizie. Son tornate con i decori di un tempo, spesso in stile liberty, da collezionare, che si fa fatica a buttar via, tanto son graziose e curate. 


Non son mai morte, invece, le scatole di latta di legumi, pesce e conserve, anche se si tende a preferire il vetro, per un periodo il tetrapak, che va scomparendo, o i contenitori di plastica zuppe pronte o verdure già lavate. L'universo delle scatolette di latta è variegato, pieno di curiosità e storie da raccontare, sia ieri che oggi. Basta solo pensare a come è mutato il modo di aprirle: oggi facile, a strappo, in passato con un coltello o con l'intramontabile apri-scatole. 

Un piccolo spaccato della loro vita e dei loro usi è offerto dalla curiosa collezione conservata nel Museo Caserma Zucchi di Chiusaforte, uno dei pochi, in Friuli Venezia Giulia, che mette in mostra, in una sala dedicata, decine di vecchie scatole di latta che sono state raccolte, pulite e ristrutturate dagli appassionati di guerre e trincee. In battaglia, infatti, il fresco era quasi del tutto assente e nello zaino finiva solo scatolame. 

Nel museo, a ingresso gratuito, aperto da giugno a settembre nei fine settimana con orario 9-12/14-18, si trova di tutto (nelle foto): estratto di pomodoro Erco garantito dalla società di prodotti di Parma, ventresca all’olio, sardine Veranda, l’Antipasto San Giorgio con una bella immagine del santo che trafigge il drago, il prosciutto di San Daniele del Friuli quando ancora non c’era il Consorzio ma la distribuzione veniva affidata alla Cooperativa Friulana di Udine, filetti di alci all’olio della Società di conserve di Torino. 


E ancora, i biscotti Delser Gran Prix di Martignacco in una scatola ormai introvabile, le Pastiglie Valda che non hanno mai smesso di essere commercializzate nella stessa confezione, con pochi ritocchi, il tonno all’olio di Genova, i funghi dell’Industria dei Funghi Specialità Alimentare, la mostarda di frutti allo zucchero con splendidi decori liberty. Non poteva mancare l’Olio Sasso, consumato da generazioni di nonni, “curativo e puro”, come si legge sulla confezione. Filetti di alici tartufati con salsa piccante per i palati sopraffini, olio di oliva della Vinicola Toscana, olio di lino cotto. E non mancano, tra le chicche, l’acquaragia e la crema lucidante con esaustive spiegazioni sulla modalità d’uso.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino