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SANTO STEFANO DI CADORE - Giovedì 27 aprile è approdata davanti al Tribunale amministrativo regionale del Veneto la spinosa questione legata all’imposizione dei nuovi vincoli ambientali tra il Comelico e la val d’Ansiei che fanno ad interferire anche con il sospirato progetto di un impianto di collegamento sciistico tra Comelico e Pusteria. Impianto sul quale la comunità fa affidamento per uscire dall’isolamento rispetto ai grandi caroselli sciistici, tanto che nel giugno 2019 scesero in strada oltre 2mila persone per dire “basta” ai vincoli. Il Tar si è riservato 60 giorni per decidere: giovedì i ricorrenti (i Comuni del Comelico e Auronzo di Cadore, la Povincia di Belluno) e l’avvocatura dello Stato per il Ministero dei Beni ambientali e culturali hanno spiegato ai giudici le proprie posizioni.
IL PROVVEDIMENTO
Quella dei Comuni bellunesi è una posizione contraria al decreto di “Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area alpina compresa tra il Comelico e la Val d’Ansiei”, firmato nel dicembre 2019 dal Ministero per i beni ambientali e culturali.
«C’È UNESCO E UNESCO»
Tra le motivazione spicca il fatto che siano aree Unesco, ma nello stesso club ci stanno anche altri comuni dell’alto Bellunese. Chiaro il riferimento alla conca d’Ampezzo. Due pesi e due misure? Il soprintendente ha aperto a quel dialogo che non c’era mai stato, tanto è vero che il vincolo è piombato sui comuni ad effetto sorpresa, facendo imbufalire ancora di più amministratori e popolazione tanto da farli scendere in piazza come non si era mai visto tra le laboriose e silenti montagne. Sulla partita dei vincoli che riguardano Auronzo e il Comelico, la Provincia ha avviato l’iter per le tutele giudiziarie, con un apposito ordine del giorno, varato eccezionalmente a Santo Stefano, il 14 gennaio 2020.
PROVINCIA BYPASSATA
«Quel provvedimento rimane, perché ce lo ha chiesto il territorio – concludeva in quel consiglio provinciale svoltosi in Comelico il presidente Roberto Padrin -. I sindaci e le comunità di Auronzo e del Comelico non vogliono l’imposizione di vincoli su un territorio già soggetto a forte spopolamento. E la Provincia è dalla loro parte». E proprio in questo senso l’avvocatura di Palazzo Piloni ha perorato la causa dei Comuni, ribadendo come i vincoli siano stati imposti, senza sentire nessuno, nemmeno la Provincia che, secondo la legge sulla specificità, avrebbe dovuto essere informata.
CONTESTATO IL METODO
La Provincia non appare quindi contraria a priori ai vincoli, ma a ragion veduta contestando il metodo. Un argomento talmente importante e fondamentale, per le comunità dell’Alto bellunese, infatti basti pensare che al comune di Auronzo di Cadore pare non si facciano nemmeno più le pratiche paesaggistiche, l’Amministrazione ha dovuto rinunciare alla delega affidando il servizio alla Provincia, ce si ritrova a dover supplire ai Comuni.
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Il Gazzettino