VENEZIA - Coin punta sui centri storici. Delineato un piano di aperture mirato alle città intorno ai centomila abitanti con investimenti per 15 milioni nel corso...
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Non temete la concorrenza del web e la crisi dei consumi da iperinflazione?
«Negli ultimi 7 anni hanno chiuso 140mila esercizi commerciali. Dopo lo stop della pandemia, sono esplosi i costi energetici e l’inflazione sta mettendo a dura prova il potere d’acquisto. Ma noi abbiamo 30 milioni di visitatori e clienti fortemente fidelizzati. Per questo ci svilupperemo in territori dove non siamo presenti».
Come?
«Ci muoviamo sulle opportunità di mercato e con 15 milioni da investire già quest’anno. Con il brand Coin Excelsior siamo presenti già a Roma, Trieste e con 2 negozi a Milano, il piano prevede di trasformare anche Como e la nuova location di Firenze in pieno centro. Stiamo cercando altre realtà, ma con le caratteristiche giuste per noi. Poi svilupperemo in tutta Italia anche Coin con il format sui 1200 metri quadrati».
I Coincasa?
«Sono 102 negozi diretti e affiliati più piccoli, dai 200 ai 400 metri quadrati di superficie, e quindi più facili da gestire e con grande potenzialità. Nel 2022 ne abbiamo inaugurati 30, quest’anno ne potremo aprire altri 25».
E Venezia?
«È il cuore di quest’azienda. Nostro malgrado siamo stati costretti a dismettere la struttura vicino a Rialto, però stiamo lavorando perché ci sia la possibilità di riaprire nel centro storico. La licenza l’abbiamo mantenuta. Il problema è la location. Ma c’è la forte volontà di tornare a Venezia. Pensi che continuiamo a ricevere mail e telefonate di persone che ci chiedono quando riapriremo a 5 anni dalla chiusura».
Avete annunciato un bilancio 2022 in crescita e un utile atteso di 20 milioni. Previsioni per quest’anno?
«Il bilancio 2022 sarà approvato a maggio quindi sull’utile di 20 milioni non mi sbilancio, posso dire solo che abbiamo avuto delle buone soddisfazioni. E siamo soddisfatti di questi primi tre mesi, cresciamo a due cifre sul 2022: come visitatori, scontrini, vendite siamo in linea col budget».
Assunzioni in vista?
«La cassa integrazione è finita: prevediamo tra le 50 e le 100 assunzioni a livello nazionale. Vogliamo crescere ma abbiamo bisogno di un accesso più semplice al credito e permessi più facili per ristrutturare le nostre sedi».
Con Ovs partita chiusa?
«Noi non l’abbiamo mai aperta, ci sono a venuti a cercare loro. Non ci sono le condizioni per portare avanti una fusione, siamo due mondi diversi».
Le vendite online?
«Facciamo 5 milioni di fatturato, in particolare sulla casa. Svilupperemo anche questo settore, ma puntiamo soprattutto sul negozio fisico, dove c’è la possibilità di toccare la merce e di incontrarsi. Come a Mestre, dove abbiamo rivoluzionato la struttura e siamo molto soddisfatti. Ora ristrututreremo Verona».
Novità tra i vostri soci?
«La nostra società ha cinque anime che hanno creduto in Coin anche nei momenti di difficoltà come il Covid. Nessun cambiamento in vista». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino