PORDENONE - Non ha una casa, non ha un lavoro fisso e adesso non ha neppure l’unico mezzo di trasporto che utilizzava per spostarsi e andare a fare qualche...
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Il protagonista è un sessantatreenne senza fissa dimora e in una grave situazione di disagio economico e sociale, che da anni vive in Friuli e che allo stato attuale è ospitato da un imprenditore di buon cuore di Porcia, in provincia di Pordenone, presso la sua attività: un caso umano.
Non bastassero tutti questi problemi, G. B. il 14 febbraio scorso, in via Treviso, a Pordenone, mentre stava procedendo all’interno di una rotatoria con la sua bicicletta a pedalata assistita, è stato centrato sulla ruota posteriore da una Fiat Panda condotta da una ottantatreenne del posto che non ha rispettato il dare la precedenza immettendosi nel rondò. Il ciclista è rovinato sull’asfalto, restando anche incastrato sotto il suo velocipede, e ha riportato contusioni in tutto il corpo tanto da aver bisogno di cure al pronto soccorso di Pordenone. Per fortuna se l’è cavata con traumi non gravi, ma ha perso il suo unico mezzo di locomozione - rimasto pesantemente danneggiato - che usava per andare al lavoro quando riusciva a trovare qualche occupazione saltuaria per sbarcare il lunario.
Venuto a conoscenza del caso, lo Studio 3A, ha preso a cuore la vicenda e ha deciso di aiutare G. B. ad essere risarcito per i danni fisici e materiali e a recuperare al più presto la sua bicicletta elettrica. Sulle responsabilità dell’incidente, in capo alla conducente della vettura, non c’era alcuna discussione, ma sulla valutazione del danno al mezzo di locomozione l’assicurazione della controparte, Generali, ha eretto un muro. Per il perito della compagnia quella bicicletta è una “cineseria” che non vale più di 150 euro: con quei soldi verrebbe a malapena una bici normale. Peccato che il mezzo sia stato pagato nel 2016 2.190 euro. Ma per la compagnia si tratta di “carta straccia” in quanto la ricevuta non è intestata al danneggiato ma a un amico che gliel’aveva donata.
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Il Gazzettino