Rete e materasso, la camera da letto all'aperto del clochard

Il clochard con il letto
PADOVA - Il cielo in una stanza, come nella canzone di Gino Paoli. Solo che questa è davvero una camera da letto plain air, con una rete con materassi allestita in pieno...

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PADOVA - Il cielo in una stanza, come nella canzone di Gino Paoli. Solo che questa è davvero una camera da letto plain air, con una rete con materassi allestita in pieno centro: per soffitto, solo le stelle. Siamo in via Umberto I e la situazione è così bizzarra, che un passante - un medico - ha temuto addirittura che l'uomo disteso sul materasso si fosse sentito poco bene. 


«Mi sono avvicinato per accertarmi che non stesse male. In realtà stava dormendo, anzi... russando». Mario Trivellato, cardiologo, ha fatto la scoperta giovedì alle 22. Il comodo letto è una manciata di metri più avanti del ponticello e dell'incrocio con le riviere, a pochi passi dalla questura. 
Qui, disteso su una rete e due materassi, impilati uno sopra l'altro, c'è un clochard che dorme beatamente. La luce soffusa non è quella dell'abat-jour, ma delle insegne di un vicino istituto bancario, mista al chiarore di un lampione stradale. Il rumore di sottofondo è quello della città che rincasa dopocena, con il calpestio dei passi veloci impressi sul porfido da chi non vede l'ora di concludere la giornata. 
«I materassi erano bianchi, candidi, 100 per cento lattice. Anche la branda non era improvvisata, ma pulita. Sembrava che qualcuno, forse un residente, a quest'uomo all'apparenza straniero, avesse voluto allestire non un giaciglio di fortuna, ma una sistemazione il più simile possibile a quella di tutti. Questa cosa mi ha colpito molto - commenta Trivellato - Quell'uomo era vestito con giacca, berretto, indossava pure la mascherina. E ronfava». 
Niente cartoni, coperte lerce, rimedi raffazzonati, sacchetti o cianfrusaglie alla rinfusa per passare la notte in un angolo urbano, come gli occhi di tanti si sono ormai abituati a vedere. 

«Niente di sfarzoso, per carità, ma quel doppio materasso perfettamente sistemato e allineato su una rete con i piedi in ferro era una scena che mia moglie Grazia ed io non avevamo mai visto, una scena di ordine, compostezza e dignità: il letto era sistemato tra due pilastri, sotto i portici, ma non impediva il passaggio. A quell'ora c'era ancora gente che passeggiava, ma pareva neanche accorgersi di quell'uomo, e di quella stanza da letto a cielo aperto». Il cardiologo ha scattato una foto, nella speranza che oltre al decoroso letto, qualcuno alle porte dell'inverno possa dare a quell'uomo sconosciuto anche un decoroso tetto.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino