«Branchi di cervi affamati stanno devastando le mie coltivazioni di mais: hanno provocato danni per decine di migliaia di euro e, andando avanti di questo passo,...
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«Non servono misure straordinarie - spiega -: è sufficiente autorizzare i soci della locale Riserva di caccia a un prelievo straordinario di cervi. A ucciderli. Certe sere ce ne sono anche 50 assieme che si danno appuntamento nei miei poderi e li distruggono. Dove passano loro non resta più nulla».
IL CONTRIBUTO
Giordani si è anche messo in contatto personalmente con l’assessore regionale Stefano Zannier, che ha ipotizzato una soluzione che non pare praticabile: «Mi ha detto che la Regione Fvg può soltanto contribuire all’acquisto di recinzioni, che terrebbero all’esterno gli animali selvatici. Un’idea che può essere corretta per i terreni di pianura, ma il legislatore sa qual è la configurazione morfologica di Claut e dell’alta Valcellina? I miei 25 ettari di mais sono parcellizzati in decine di minuscole proprietà. A parte la fatica e il costo per recintarle ad una a una, ma come farei poi per entrare coi mezzi agricoli per i vari trattamenti? Mi servirebbero decine di collaboratori ogni volta per ogni singola operazione manutentiva». Giordani ribadisce che l’unica via da percorrere è quella di diminuire il numero dei capi in circolazione: «È evidente che la situazione è sfuggita dal controllo - la sua tesi -: come è possibile che questa specie abbia potuto proliferare con la formazione di branchi che scorrazzano fino in paese, senza il timore di nulla e nessuno?».
POSTI DI LAVORO A RISCHIO
L’imprenditore agricolo è preoccupato per il futuro stesso della sua attività: a parte la mezza dozzina di posti di lavoro tra addetti e collaboratori esterni da salvaguardare, ci sono scadenze da rispettare, mutui da pagare, 250 vacche da latte da sfamare. «Sono riuscito, quasi miracolosamente, a sopravvivere a due rovesci drammatici di cui era rimasto vittima - mette in chiaro -: il primo è stato l’acquisto, una decina di anni fa, tramite una banca, di 300 mila euro di quote latte, che sono state totalmente inutili. Inoltre, sono rimasto coinvolto, mio malgrado, per altri 50 mila euro, nel crack delle Latterie Friulane».
IL METEO
Giordani scuote il capo lensando a quanto accaduto conb la tempesta di due anni fa. «Per non parlare - conclude sconsolato - della devastazione di Vaia e di due anni di sacrifici per ripartire. Non posso ora fare la guerra anche con i cervi: siamo l’unica vera azienda della Valcellina, lavoriamo complessivamente 90 ettari di terra, mentre il resto attorno è abbandonato. Dalle istituzioni locali è giunto soltanto un assordante silenzio».
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Il Gazzettino