Clandestini mandati al lavoro nei campi nelle ore più torride: niente paga, solo vitto e alloggio

Il settore agricolo resta uno dei più a rischio riguardo il lavoro nero
TRECENTA - Alcuni di loro lavoravano addirittura gratis, ricevendo solamente vitto e alloggio. Al termine di una verifica condotta lo scorso martedì...

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TRECENTA - Alcuni di loro lavoravano addirittura gratis, ricevendo solamente vitto e alloggio. Al termine di una verifica condotta lo scorso martedì dall’Ispettorato del lavoro in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, sono stati individuati alcuni cittadini stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno, intenti a lavorare nelle campagne altopolesane. A seguito di una ispezione effettuata da personale civile e militare dell’Ispettorato del lavoro, congiuntamente tra Inps e stazione Carabinieri di Trecenta, in un’azienda agricola del territorio, sono stati trovati tre cittadini cinesi privi del permesso di soggiorno, due dei quali intenti a lavorare nei campi.

L’azienda, anche questa di proprietà di un cinese, è specializzata nella produzione di verdura. Al datore è stato contestato un reato penale, vale a dire l’utilizzo di manodopera clandestina in violazione del testo unico sull’immigrazione, mentre le tre persone di nazionalità cinese sono state denunciate per la violazione delle leggi sull’immigrazione. Sono state inoltre riscontrate svariate violazioni riguardanti gli orari di lavoro, i pagamenti e i riposi previsti. In sostanza, i cinesi erano sottoposti a condizioni lavorative massacranti, anche nelle ore più calde del giorno. L’attività è stata sospesa a seguito di un provvedimento adottato per l’utilizzo di manodopera clandestina.
Sarebbe addirittura emerso che alcuni di questi lavoratori accettassero di prestare servizio senza nessuna retribuzione, ricevendo in cambio solo l’accoglienza dell’azienda, un tetto dove dormire e i pasti, forse con la promessa di regolarizzare presto la loro posizione e poter poi ottenere il permesso di soggiorno.

“ALT CAPORALATO”
L’indagine portata a termine dall’Ispettorato dal lavoro arriva a pochi giorni di distanza da un’altra operazione, avviata nell’ambito del progetto “Alt Caporalato”. Nella circostanza erano stati eseguiti numerosi controlli nei campi della provincia e trovati 17 lavoratori in nero. L’Ispettorato del lavoro di Rovigo, nell’ambito del progetto “Alt Caporalato” aveva coordinato una task force in accordo con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni Italia, che ha interessato per tre settimane il settore dell’agricoltura nell’area del Polesine. Nonostante le difficoltà a individuare e raggiungere alcuni dei terreni, sono state ravvisate numerose irregolarità. Sono state ispezionate 24 imprese, controllati 118 lavoratori, di cui 18 italiani, 41 cittadini comunitari e 59 provenienti da Paesi extra Ue, in particolare da Marocco e Pakistan. Sono stati riscontrati illeciti per lavoro “in nero” e altre violazioni in materia contrattuale riferiti a 17 addetti. 

SETTORE CRITICO


L’agricoltura è uno dei settori più critici sotto il profilo della regolarità lavorativa. I controlli sono stati concentrati sia su fondi coltivati in campagna, sia in stabilimenti dove vengono svolte attività connesse di lavorazione del prodotto, come la cernita, la preparazione e il confezionamento.
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Il Gazzettino