Tutti in bicicletta nella villa confiscata all'ex doge Galan

Tutti in bicicletta nella villa confiscata all'ex doge Galan
Cinto Euganeo (Padova) - «Siamo qui per dimostrare che il crimine non paga»: è questo il messaggio lanciato ieri mattina dal presidio di legalità...

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Cinto Euganeo (Padova) - «Siamo qui per dimostrare che il crimine non paga»: è questo il messaggio lanciato ieri mattina dal presidio di legalità che per qualche ora ha riaperto i cancelli di Villa Rodella, l’elegante edificio di Cinto Euganeo in cui abitava l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. 

I PERCORSI
Nel parco della dimora veneziana, che le erbacce alte quasi due metri stanno lentamente inghiottendo, sventolavano le bandiere dell’Unione Sportiva Acli, di Legambiente e di Libera contro le mafie. Il giardino, ripulito il giorno prima per l’occasione, è stato meta infatti del cicloraduno “Sulle vie della legalità”, un’iniziativa organizzata da Us Acli, insieme alle altre due associazioni e a cui hanno aderito circa un centinaio di ciclisti, tra professionisti e appassionati. Due i percorsi che portavano a villa Rodella: uno più impegnativo, con partenza da Padova, l’altro invece più tranquillo con partenza da Este, piazza Trento. Itinerari di lunghezza diversa percorsi però da ciclisti accomunati dal desiderio di riscatto di fronte a una delle pagine più buie della politica veneta.
LA VILLA
La villa e i terreni circostanti, infatti, sono stati confiscati a Galan tre anni fa dopo il patteggiamento a due anni e dieci mesi per corruzione, come ha ricordato ieri l’avvocato Eva Vigato impugnando il microfono nello spiazzo ripulito il giorno prima dai volontari. L’ex governatore avrebbe usato le tangenti intascate per il Mose per ristrutturare la villa. Il danno inflitto alla pubblica amministrazione è stato stimato in 2 milioni e 600 mila euro: una cifra che lo stato, attuale proprietario della villa e dei terreni, dovrebbe ottenere attraverso la vendita all’asta dell’immobile. Ma nella contesa si è inserita Veneto Banca, reclamando un’ipoteca da un milione e 800mila euro. Il nodo relativo a chi spetta il diritto di prelazione, dunque, resta ancora da sciogliere e nel frattempo la villa e il parco cadono a pezzi. Un degrado a cui le associazioni, prime fra tutte Libera ha intenzione di mettere un freno. «Questa iniziativa segna un nuovo inizio – afferma Daniela Torcivia, presidente del presidio atestino – l’obiettivo è restituire la villa alla collettività, ma il passaggio non è immediato. Trattandosi di un bene confiscato per corruzione prima che venisse approvato il nuovo codice antimafia, lo stato può concederne l’utilizzo soltanto tramite locazione e alla luce di un progetto sociale». Con il nuovo codice antimafia, approvato a settembre del 2017, i beni confiscati per corruzione finirebbero nelle mani dell’Anbsc, (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), che può affidarne la gestione gratuita alle associazioni. Nel caso di villa Rodella, invece, associazioni e privati dovranno proporre un progetto che ottenga l’approvazione del demanio. «Sarebbe bello che la villa diventasse una struttura per l’accoglienza dei giovani o dei disabili» – suggerisce una militante di Libera.
CULTURA

Non solo corruzione, ma anche cultura e attenzione al territorio. La villa di Cinto Euganeo, infatti, è stata la dimora della scrittrice Silvia Rodella, morta nel 1966 e autrice tra le altre opere, di “Leggende euganee”, una raccolta di racconti attinti dalla tradizione orale e ambientati nella parte sud dei Colli Euganei. «I protagonisti sono perlopiù figure femminili forti e decise – ha spiegato ieri mattina la professoressa Anita Pignataro – in cui si possono scorgere alcuni tratti del carattere dell’autrice, una donna colta e indipendente».
Maria Elena Pattaro Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino