PADOVA - Il tifone autunnale infuria sulle isole senza mar fra cinghiali, doppiette, calici e carte bollate. I colli Euganei, placide bolle vulcaniche nel bel mezzo della pianura...
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E il cortocircuito è all'ordine del giorno. Una su tutte: i cinghiali, pur essendo specie infestante, non si possono cacciare e solo una task force composta da Parco e Provincia può catturarli e abbatterli. Le risorse sono quelle che sono e con i sistemi in atto è come svuotare il Garda con un ditale. Nel frattempo il Parco stesso è stato commissariato dalla Regione. Anzi, bi-commissariato, perché il primo rappresentante regionale, Maurizio Dissegna, ha dato le dimissioni dopo qualche settimana.
Ora l'ente è retto da Enrico Specchio, che oltre ai cinghiali ha già le sue gatte da pelare. Su questo caos si innesta l'emendamento al collegato alla Legge di stabilità regionale presentato e approvato - qualche giorno fa in Terza commissione consiliare dal consigliere Sergio Berlato. L'esponente di Fratelli d'Italia ha portato in commissione la parte fondamentale di una sua proposta di legge che prevede una vera cura dimagrante per l'estensione del Parco. In ballo c'è la creazione di una serie di isole di pregio ambientale, rappresentate dalle zone più alte e meno antropizzate dell'intera zona protetta. Attorno a queste enclave sono previste aree pre-parco o contigue, nelle quali dovrebbero essere introdotte attività di selezione e controllo delle specie infestanti. A quel punto non saranno più le autorità ad avere l'onere esclusivo dell'eradicazione dei cinghiali e degli altri animali nocivi: i privati in possesso di una doppietta e dei requisiti avrebbero un ruolo fondamentale nella caccia di selezione.
Dal momento in cui il contenuto dell'emendamento e della legge sono diventati di dominio pubblico si è levato un coro di no al progetto di riduzione dell'area protetta. Nel fronte contrario a Berlato sono confluiti consiglieri regionali di minoranza (per il democratico Graziano Azzalin la riduzione dei cinghiali è una «scusa» e così «si apre la strada alla devastazione del territorio»: senza vincoli, per esempio, «sarà più facile bruciare combustibili solidi secondari nella Cementeria di Monselice») ambientalisti, residenti, gruppi anticaccia e pure i produttori di vino. Tutti hanno promesso battaglia, dall'aula del Ferro Fini sino alle cantine euganee. Giusto venerdì, infatti, la Strada del vino dei colli Euganei ha presentato il complesso percorso che porterà alla candidatura delle colline padovane come riserva Man and biosphere dell'Unesco. Il Mab, che coniuga sviluppo economico con cultura ed ecologia, va a braccetto con un'infornata di progetti mirati a trasformare la zona in un bio distretto in grado di proporre un'offerta turistica green. I promotori del progetto hanno già annunciato che se passerà la riduzione dei confini del Parco abbandoneranno subito il piano. Su questo calderone pende peraltro la spada di Damocle della nuova legge regionale sui Parchi, che la giunta presenterà nei prossimi giorni: chi l'ha vista assicura che rivoluzionerà l'assetto delle aree protette venete. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino