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PORDENONE - Le dense nubi che si erano raccolte sopra la pordenonese Cimolai, si sono diradate. Almeno in parte. Già, perchè ieri è stata notificata alle parti interessate, oltre che all’azienda dell’ingegnere Luigi Cimolai, la conferma che il giudice triestino della sezione specializzata in materia di Impresa, ha accolto la richiesta di apertura del concordato che era stata presentata dalla Spa pordenonese. Non è tutto. Il giudice non ha avanzato neppure un rilievo. Questo significa che il piano di salvataggio allegato al pesante faldone è stato ritenuto credibile.
IL FUTURO
La notizia ha senza dubbio rasserenato gli animi in casa Cimolai, non solo dalla parte della proprietà, ma anche da quella dei quasi ottocento dipendenti dell’azienda che arrivano circa a milletrecento se si comprende l’indotto. Andando oltre c’è da aggiungere che l’accoglimento della richiesta di concordato segna anche un passaggio fondamentale per la credibilità dell’azienda che lavora sul fronte dei mercati esteri dove è necessario avere fondamenta resistenti. In più non mancano gli ordini che fanno ben sperare per il futuro e per il pieno mantenimento dei cantieri e dell’occupazione.
IL CONCORDATO
Il piano di salvataggio è legato al recupero dell’azienda con le sole forze economiche della famiglia Cimolai (vendita di alcune proprietà a Monfalcone e San Giorgio di Nogaro e alla dismissione di beni non strumentali alla continuità dal parte della società per complessivi 44 milioni di euro).
I PASSAGGI
Sarebbe in ogni caso estremamente sbagliato pensare che il grosso è fatto. Se è vero che l’accoglimento del concordato apre nuove e positive strade, è altrettanto vero che il lavoro da portare avanti è parecchio per mettere definitivamente in sicurezza l’azienda. Da quanto si è appreso il piano di salvataggio voluto dall’imprenditore pordenonese e messo sulla carta dai professionisti che lo hanno seguito, prevede, a fronte di una stima del valore di liquidazione che si aggira dai 150 ai 170 milioni, il riconoscimento totale dei crediti privilegiati (la cifra dovrebbe essere intorno ai 200 milioni di euro) e, attraverso uno strumento finanziario partecipativo di patrimonio della “Nuova Cimolai”, il pagamento sino al 15 per cento di quelli chirografari.
LA NEWCO
Il progetto principale dovrebbe prevedere la realizzazione di una nuova società, una Newco (la Nuova Cimolai appunto), alla quale sarà conferito il core business dell’azienda con i suoi 800 milioni circa di ordini. Per quanto riguarda gli eventuali partner, come detto, la ricerca fatta anche tramite il gruppo Lazard, dovrebbe essere più o meno completa salvo sorprese dell’ultimo momento.
LA STRADA
A fine luglio ci sarà il vero ostacolo, il voto dei creditori che sarà vincolate per dare un futuro all’azienda. Il debito complessivo sarebbe intorno ai 600 milioni di euro di cui almeno 200 verso creditori privilegiati, il resto chirografari. Il Tribunale ha nominato giudice delegato il dottor Daniele Venier e ha confermato quale commissario giudiziale il dottor Alberto Cimolai il cui parere, alla richiesta di concordato, era stato positivo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino