Cimolai e Olivetti rilanciano lo storico marchio Jesurum

Carla Cimolai, Paola Cimolai e Filippo Olivetti
VENEZIA - La gloriosa manifattura Jesurum ritorna a Venezia, almeno come proprietà, proiettandosi per un’espansione nei mercati internazionali come ai tempi gloriosi...

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VENEZIA - La gloriosa manifattura Jesurum ritorna a Venezia, almeno come proprietà, proiettandosi per un’espansione nei mercati internazionali come ai tempi gloriosi dopo la crisi del primo decennio del Duemila. A rilevare la società sono infatti Filippo Olivetti, amministratore delegato della Bassani, la compagna Paola Cimolai, consigliera delegata dell’omonimo colosso dell’acciaio pordenonese e sua sorella Carla


Il marchio Jesurum era finito all’asta nel 2009, quando la società fu dichiarata fallita per insolvenza dell’imprenditore svizzero che l’acquistò quattro anni prima. Ironia della sorte, a presentare l’istanza era stata la famiglia Levi Morenos, che dal 1939 l’aveva in proprietà dopo averla acquistata dal fondatore Michelangelo Jesurum.
L’altissima qualità dei tessuti e dei merletti prodotti aveva portato la Jesurum ad essere fornitore ufficiale della real Casa di Savoia. Ora, dopo un periodo difficile, questi generi di lusso sono tornati di moda in Paesi dove i ricchi abbondano e l’azienda sta vivendo una seconda giovinezza.

IL RILANCIO
«Da veneziano - spiega Olivetti - sono molto affezionato alle realtà produttive e storiche della mia città e quando si è presentata l’occasione non ci ho pensato due volte. Ma è Paola è il socio di maggioranza e il managing partner».
Di Jesurum a Venezia tutti conoscono il negozio monomarca, ma non tutti sanno che è il fornitore di mercati ricchissimi e ci sono ville da favola e mega yacht che adottano la sua biancheria ricamata e i suoi merletti.
«Il marchio era stato messo all’asta - spiega Paola Cimolai - ed era stato acquisito da mia zia che lo ha rilanciato aprendo sia il monomarca a Venezia e lavorando soprattutto con grandi clienti: l’80 per cento del fatturato è dato da allestimenti di ville e yacht soprattutto di magnati arabi e russi, ma ci sono anche americani e inglesi. Abbiamo punti vendita a New York, Beverly Hills e Mosca e probabilmente apriremo in Ucraina. Abbiamo iniziato a produrre una linea di abbigliamento per bambino, Baby J, che vorremmo sviluppare. Restando al business principale, dicevo che c’è ancora un mercato russo, ucraino, arabo che usa ancora molto questi prodotti con il ricamo e il merletto classico. Poi abbiamo una collezione contemporanea che si usa molto in America e la collezione per gli yacht. Stiamo infine sviluppando una linea per le seconde case al mare e in montagna».
Il bello di tutto questo è che il lusso è un settore che non ha risentito della crisi scatenata dalla pandemia, a parte il negozio di Venezia che tra l’altro è chiuso attualmente per la zona rossa e il blocco del turismo.

IL FUTURO
«Di qui a 5 anni - prosegue Cimolai - ci piacerebbe entrare nel settore alberghiero e crocieristico. Ci tengo a sottolineare che la produzione è tutta made in Italy, dal tessuto, al packaging. Abbiamo in casa le macchine e le ricamatrici e la qualità resta per questo molto alta. Questo penso sia riconosciuto all’estero dai nostri clienti».


«Esiste anche un mercato italiano - conclude Olivetti - fatto di persone estremamente affezionate al marchio. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal numero di persone, tutte affezionati clienti, che ci hanno chiamati quando hanno saputo che avevamo rilevato l’azienda».

 

 

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Il Gazzettino