La Cimolai Spa soffocata dai derivati. Indebitamento di 600 milioni, operazioni a insaputa del Cda

PORDENONE - Questa volta le maxi bollette o il raffreddamento dei mercati con il calo degli ordini non hanno alcuna responsabilità. A far accendere la spia rossa alla...

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PORDENONE - Questa volta le maxi bollette o il raffreddamento dei mercati con il calo degli ordini non hanno alcuna responsabilità. A far accendere la spia rossa alla Cimolai Spa, l'impresa pordenonese specializzata nella realizzazione e installazione di grandi opere in acciaio in tutto il mondo.

Cimolai in crisi, colpa di operazioni in derivati

E' stata una o più operazioni in derivati che hanno mancato l'obiettivo con serie ripercussioni che sono ancora in corso di valutazione. Una situazione che potrebbe aver creato scoperti poco inferiori ai 400 milioni di euro e una crisi finanziaria che potrebbe avere, in tempi non certo lunghi, ripercussioni anche sugli assetti aziendali. Luigi Cimolai, il titolare dell'azienda pordenonese, ha declinato l'invito a parlare anche se, da fonti a lui vicine, sembra che il vertice aziendale non sapesse nulla di queste operazioni e solo l'8 settembre sarebbero stati scoperti i grossi problemi finanziari dell'azienda. Questa, almeno, sarebbe la versione che trapela dall'azienda.

Operazioni finanziarie tenute nascoste


La strada dei derivati per gli anticipi sulle garanzie per la realizzazione delle grandi opere, strumenti finanziari necessari per imprese che lavorano molto all'estero e gestiscono flussi di incassi e pagamenti in divise estere, sarebbe stata scelta dal Cfo, il direttore finanziario dell'azienda, all'insaputa del vertice della Cimolai. Il problema finanziario sarebbe legato al crollo dell'euro rispetto al dollaro che avrebbe creato la voragine finanziaria. Il primo segnale della crisi è arrivato verso la fine di settembre quando è stato sollevato dall'incarico il Cfo di Cimolai e un altro manager. Ma non è tutto. Per correre ai ripari è stato affidato a Lazard, la banca d'affari tra le più attive e importanti nella consulenza alle imprese su fusioni e acquisizioni, ristrutturazioni, raccolta di capitali e finanza aziendale, l'incarico di valutare la situazione e l'impatto dell'operazione.

Il Cda di Cimolai Spa


Ad aggravare ulteriormente un quadro già preoccupante la morte del fondatore della Cimolai, Armando, il capitano d'industria il cui funerale è stato celebrato mercoledì. Era stato ricoverato in ospedale urgentemente per un problema cardiaco una settimana prima di morire. Ma c'è ancora un altro segnale che può essere indicativo della gravità della situazione. Un Cda dell'azienda, fondamentale per capire come andare avanti, si è tenuto martedì, il giorno prima del funerale del fondatore. Dalle strette maglie del riserbo è uscito poco o nulla. Di certo non si esclude alcuna possibilità, compresa quella dell'ingresso in azienda di denaro fresco con nuovi partner di livello, ma non è da scartare neppure un ricorso al Tribunale delle imprese, sezione specializzata presso le Corti d'appello, proprio per trovare soluzioni a crisi di grandi aziende. Nei prossimi giorni si potrà saperne di più. Resta il riserbo anche sull'esposizione della Cimolai. La cifra, come detto, sarebbe di poco inferiore ai 400 milioni e la banca maggiormente esposta dovrebbe essere la Deutsche Bank. L'agenzia finanziaria Bloomberg è stata la prima a parlare della crisi finanziaria dell'azienda pordenonese. Secondo Bloomberg, Cimolai sarebbe esposta anche per altri 233 milioni con Unicredit e Intesa San Paolo.

 

Cimolai, lavoratori a rischio? 


Ci sono da capire ora anche le ripercussioni sul fronte occupazionale. L'azienda conta circa mille dipendenti, ma con l'indotto fornisce lavoro a circa 3 mila persone. Gli ordini non mancano, l'impresa si è appena assicurata la realizzazione dell'impalcato in metallo del nuovo ponte di Nantes in Francia, lavoro da 14 milioni. L'obiettivo è evidentemente quello di cercare di mantenere gli attual livelli occupazionali, ma all'interno degli stabilimenti - dove le notizie cominciano a circolare - non manca certo la preoccupazione. Chi sta ancora peggio sono diversi subfornitori in gran parte locali che non incassano soldi da alcuni mesi per i lavori fatti per conto della Cimolai. Per qualcuno di loro, tra l'altro, la grande impresa pordenonese è il committente unico. Facile immaginare, quindi, lo stato di tensione. Ora si tratta di capire come il gruppo riuscirà a far fronte alla considerevole esposizione finanziaria e a superare la crisi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino