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Sono partiti ieri i 21 giorni più importanti in assoluto per la Cimolai Spa di Pordenone. In queste tre settimane, infatti, si deciderà il destino di una delle più importanti imprese dell’acciaio che ha realizzato opere di grande impatto in tanti Paesi del mondo. La Cimolai era finita nelle pesti a causa di una crisi finanziaria dovuta ad acquisti di prodotti derivati andati male e che poi si sono deprezzati sino a far perdere almeno 350 milioni di euro. Da qui la crisi e la richiesta di concordato al tribunale di Trieste.
Si vota
Da ieri, dunque e sino al 10 di agosto è aperto il foto telematico. I creditori di Cimolai, sia quelli privilegiati (ad esclusione di quanti saranno pagati in 30 o 180 giorni) e chirografari potranno esprimere in via telematica il loro parere (si vota sì o no) sul piano di salvataggio e rilancio della Cimolai. Tutti si sono dovuti accreditare al portale ed esprimere il loro parere attraverso un modulo precompilato che dovrà essere inviato all’apposito sito. Saranno due i voti, perchè i creditori potranno votare, oltre al concordato davanti al giudice delle Imprese di Trieste, anche per quello in Inghilterra.
Il meccanismo
Per chi non è del mestiere il meccanismo di voto non è semplice ed è stato pure modificato con la recente riforma della legge fallimentare che - tra le altre cose - ha sostituito il termine fallimento con liquidazione giudiziale.
I passaggi
Ovviamente dal pool di professionisti che ha lavorato per portare in acque calme la Cimolai spa, dopo la tempesta iniziale che aveva creato decisamente grossi turbamenti, nessuno commenta alcuna cosa, così come non traspare alcun pensiero su come potrebbe andare il voto dei creditori. In ogni caso sembra che l’ottimismo possa essere il sentimento prevalente, ma nessuno si sbilancia. Una vota avuto l’esito si apriranno due strade. La prima, quella che tutti si augurano e che si possa procedere con il piano di salvataggio e poi innestare quello di sviluppo. In caso contrario si aprirà la fase di liquidazione.
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Il piano
L’ultima tappa prima del voto si era conclusa nei giorni scorsi con l’annuncio che per dare una ulteriore spinta al salvataggio dell’azienda l’ingegnere Luigi Cimolai, presidente del consiglio di amministrazione aveva messo di tasca propria. 10 milioni di euro. Era anche cambiato il piani di salvataggio con la rinuncia a realizzare una Newco e a procedere con la continuità di impresa. Di fatto era stata questa l’ultima integrazione presentata alla proposta di concordato e che - nelle intenzioni - era quella considerata decisiva per avere la maggioranza dei foti favorevole.
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Il Gazzettino