GORIZIA - Anche la viceprefetto vicario di Gorizia, Sandra G. Allegretto, è stata rinviata a giudizio per falso nell'inchiesta sulle fatture gonfiate nella gestione del...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Si è chiusa con queste 13 richieste di rinvio a giudizio l’inchiesta giudiziaria sugli appalti. Gli altri imputati sono Giuseppe Scozzari presidente del Cda della Connecting people, Ettore Orazio Micalizzi vice presidente, Vittorio Isoldi (ex generale dell'Esercito e n. 2 della missione italiana in Libano) che è il direttore, Giovanni Scardina direttore del Cie, Gloria Savoia direttrice del Cara (Centro che ospita i richiedenti asilo politico), Mauro Maurino componente del Cda e Giuseppe Vito Accardo sindaco supplente. Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per 4 dipendenti del Consorzio con le stesse imputazioni dei vertici: la Procura contesta loro di aver ottenuto somme ben più alte di quelle dovute sulla gestione degli immigrati. Nelle fatture presentate alla Prefettura sarebbe stato indicato un numero maggiore di ospiti e sono anche accusati di non aver fornito agli extracomunitari alcuni servizi che erano invece previsti e pagati come carte telefoniche, pacchetti di sigarette e pure circa 90mila bottiglie d'acqua.
All’Allegretto e al funzionario della Prefettura viene contestato il fatto di non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento. È caduta invece l’accusa di corruzione che era stata ipotizzata in primo momento per la viceprefetto e Colafati. Alla conclusione dell’indagine i sostituti procuratori Enrico Pavone e Michele Martorelli - subentrati un anno fa al pm Valentina Bossi, impegnata nelle inchieste sulle morti da amianto - hanno fatto cadere l’accusa più pesante mantenendo solo il falso materiale e ideologico.
Il periodo preso in esame nell’indagine, condotta dagli agenti della Digos e dalla Guardia di finanza, va dal 2008 al 2011, i tre anni in cui la Connecting people ha gestito il centro immigrati dopo aver vinto l’appalto. La gestione è poi proseguita ed è tuttora affidata al consorzio siciliano perché la gara d’appalto indetta lo scorso anno non è stata aggiudicata per un vizio formale che ha escluso la vincitrice, una cordata di imprese guidata dalla francese Gepsa.
L’avvocato Alberto Tarlao, che difende Scardina, Maurino e Savoia oltre a 3 dipendenti del Consorzio, promette battaglia legale fin dall’udienza preliminare per smontare il capo di imputazione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino