Ciclisti ucraini bloccati in ritiro: «Siamo andati a prenderli si alleneranno con il mio team»

Giampietro Forcolin, Volodymyr Yudenko e Oles Susol
SAN BIAGIO - Sono arrivati martedì sera all’aeroporto di Malpensa direttamente da Antalya, in Turchia, dove erano in ritiro con tutte le nazionali, dagli allievi,...

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SAN BIAGIO - Sono arrivati martedì sera all’aeroporto di Malpensa direttamente da Antalya, in Turchia, dove erano in ritiro con tutte le nazionali, dagli allievi, juniores alle donne e under 23. Sono due corridori ucraini ingaggiati dal team trevigiano Solme gestito da Giampietro Forcolin, Volodymyr Yudenko e Oles Susol. Il team era stato presentato poche settimane fa, 10 i corridori schierati per questa stagione agonistica e tra questi anche un atleta ungherese, Norbert Hrenko. Ma la guerra tra Russia e Ucraina ha rivoluzionato i piani. «Venerdì sera abbiamo ricevuto la chiamata tramite wathsapp di Ruslan Pidgnorny, mio ex corridore ai tempi della Marchiol Site ed ex professionista. Ruslan adesso è il tecnico della pista. E mi ha esposto il problema. In Turchia c’erano tutti i corridori delle nazionali in occasione di un collegiale quando è scoppiato il caos e i ragazzi non sarebbero più potuti rientrate in patria. Ha chiesto se potevo fare qualcosa e mi sono subito reso disponibile» racconta Forcolin.

L’IMPEGNO
La generosità del dirigente è nota nel mondo delle due ruote e li ha accolti a braccia aperte. «Domenica sera Ruslan mi ha contattato sempre tramite wathsapp dicendomi di aver sistemato tutto. Per me lo sport è sport, non esistono nazionalità ma solo atleti. Mi ha confermato di aver firmato tutta la documentazione con la federazione ucraina, ho ricevuto i passaporti e martedì sera sono andato a Malpensa a prenderli. Ieri hanno fatto la prima uscita in bicicletta, visto che avevano anche le loro bici e si stanno ambientando. Non so se sono velocisti, scalatori o altro. Ma li ho accolti subito come atleti. Verranno integrati in squadra, verranno trattati come tutti gli altri atleti. Il mio non è stato un discorso solo agonistico bensì di accoglienza e di spirito sportivo. Il mio ex corridore mi ha chiesto aiuto e noi come Solme non ci siamo tirati indietro».

IL RISCHIO


«Dire di si a Ruslan, accettare il suo invito significa accogliere questi ragazzi a tempo indeterminato. Anche perché non si sa se, come e quando potranno tornare in patria - conclude - avendo vent’anni rischierebbero di essere mandati subito al fronte. Gli ucraini hanno la fortuna di essere considerasti europei col trattato di Schengen. Quindi non hanno bisogno dei visti. Sono atleti, sono ragazzi ed è giusto aiutarli. Per loro è un mondo nuovo questo ma i corridori specie dell’Est sono abituati ad approdare in team italiani e qui in Italia si adatteranno benissimo».
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Il Gazzettino