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QUINTO - «Restiamo in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza per capire, finalmente, quali siano state le cause che hanno indotto Christian Barzan, che correva in maniera sconsiderata in un centro abitato, a scontrarsi con l'auto di Giuseppina Lo Brutto, uccidendola. Dopo due anni dall'incidente mortale, abbiamo il diritto di sapere quale sia stata la causa della repentina e violenta sterzata che ha provocato il mortale incidente e ci aspettiamo che il giudice, con le motivazioni della sentenza emessa, chiarisca cosa è realmente avvenuto nell'auto l'istante prima dello scontro».
Sono queste le parole della famiglia della vittima, rilasciate per bocca dell'avvocato, Laura Mattucci, a tre giorni dalla sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Treviso che ha condannato Barzan in rito abbreviato a tre anni e tre mesi per omicidio stradale. Sono state, invece, fatte cadere le accuse mosse dalla procura contro il giovane per omicidio volontario e duplice tentato omicidio volontario.
IL PROCESSO
«I familiari della vittima hanno sempre partecipato con grande compostezza al processo, hanno ascoltato il dispositivo e ora attendono le motivazioni. Nessuno vuole trasferire l'aula del tribunale sulle pagine dei giornali. Ma vogliamo sapere cosa è successo» sottolinea l'avvocato. La notte del 7 giugno 2019, a Povegliano, Barzan sterzò scontrandosi con la Toyota Yaris dove si trovava Giuseppina Lo Brutto che rimase uccisa e il marito Flavio Cagnato, che invece si salvò. L'avvocato Mattucci riporta anche un altro pensiero: «La dinamica dell'incidente è stata affrontata nel corso del processo, ma non si è capito esattamente cosa sia successo. I familiari attendono di sapere secondo il giudice, quello che è accaduto».
IL RICORSO
La Procura, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, sta già pensando a presentare ricorso contro il giudizio di primo grado. «Una volta lette le carte - ha precisato il procuratore capo facente funzioni Massimo De Bortoli, che mercoledì ha sostituito il pm Daniela Brunetti -, potremmo valutare con precisione se fare o meno un ricorso alla Corte d'Appello. Però posso dire che, secondo le valutazioni della Procura, quella sera il comportamento di Barzan era ispirato al dolo». Tanti insomma, per gli inquirenti, i punti interrogativi rimasti senza risposta. Per Barzan, al contrario, mercoledì è stato il giorno di un viaggio difficile e costellato di accuse gravissime: «Mi hanno descritto come un mostro, dicendo falsità e bugie, ma io ho sempre saputo che non era vero».
Il Gazzettino