TREVISO - «Questi ragazzi non abituati alla frustrazione dei no. Sono delle mine vaganti e i genitori non possono invocare il raptus perchè non è...
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Secondo la sua opinione Giorgia ha corso un rischio inutile?
«Non voglio giudicare, dico solo che i segnali di squilibrio erano già emersi. Però non dobbiamo essere ipocriti. Un certo tipo di maschio piace, le donne sono attratte dal lato oscuro. E certi atteggiamenti avvincono».
Cosa bisognerebbe fare per prevenire esiti estremi di questo tipo?
«Non c'è la ricetta magica. Se però la violenza fosse sradicata al primo accenno, se al primo gesto strano lei si fosse alzata e se ne fosse andata, forse non saremmo qui a parlarne».
C'è qualcosa che non le torna in quella serata?
«Bisogna attendere le indagini, ma cinque mesi così di tira e molla non sono sani. E ricordiamo che è stato anche consumato un rapporto sessuale».
La ragazza accusa lui di averla forzata. E le forze dell'ordine lo hanno denunciato per violenza sessuale.
«Lo dico da padre, prima che da psichiatra. Cinque mesi in quel modo sono molto rischiosi. E se lui è asfissiante ed eccessivo bisogna farsi aiutare».
La denuncia nei confronti del ragazzo è molto pesante..
«Giusto così. Ci vuole la massima severità in questi casi da parte del tribunale. E spero che ora non arrivino gli azzeccagarbugli o gli psichiatri a certificare stati di insanità inesistenti. Perchè quello è un altro teatrino della violenza».
La madre ha cercato di scagionare il figlio. Atteggiamento comprensibile?
«Naturale direi, comprensibile no. I genitori non si rendono conto delle bombe a orologeria che hanno in casa. E non possono far finta di nulla. Io alla formula era tanto un bravo ragazzo non credo proprio. Sono frasi fatte, dobbiamo chiederci davvero se conosciamo chi abbiamo davanti».
Dunque la strada è quella dell'indulgenza zero
«Esatto, a meno che non vogliamo preparare la prossima tragedia. Non dimentichiamo che c'è una povera donna che ha avuto solo il torto di passare nel posto sbagliato. In questa storia c'è un'innocente che oggi non vive più. E c'è una famiglia distrutta».
Elena Filini Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino