La Procura vuole pignorare il vitalizio a Chisso: 80mila euro

La Procura vuole pignorare il vitalizio a Chisso: 80mila euro
VENEZIA - La scorsa settimana la Corte di Cassazione ha confermato la pena (patteggiata) di due anni e 6 mesi per l'ex assessore regionale alle Infrastrutture del Veneto,...

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VENEZIA - La scorsa settimana la Corte di Cassazione ha confermato la pena (patteggiata) di due anni e 6 mesi per l'ex assessore regionale alle Infrastrutture del Veneto, Renato Chisso.




Ora la Procura sta valutando se sia possibile procedere al pignoramento di una parte del vitalizio (un quinto) a partire da quando gli sarà erogato dalla Regione. Si tratta di capire se il vitalizio regionale rientri fra i redditi pignorabili, ma è altamente probabile che sarà il giudice incaricato dell'esecuzione a stabilirlo.

La Procura si è mossa all'indomani della notizia del via libera da parte degli uffici della Regione all'erogazione del Tfr (il trattamento di fine rapporto, la cosiddetta liquidazione) e del vitalizio, cioè la pensione degli ex consiglieri regionali.

Si tratta di cifre non di poco conto: 96mila euro il Tfr e 80mila 558 euro l'anno il vitalizio. Applicando la pena all'ex assessore, il giudice aveva disposto il pignoramento di due milioni di euro, ma il provvedimento era rimasto lettera morta poiché Chisso non risulta avere beni e l'unico conto corrente era stato subito sequestrato, tanto che familiari e amici avevano dato vita ad una colletta per pagare le bollette di casa.

Contro la confisca si erano battuti in Cassazione i difensori di Chisso, gli avvocati Antonio Forza e Luigi Stortoni, i quali avevano contestato le modalità del provvedimento, provvedimento che avrebbe dovuto fare riferimento a beni precisi e individuabili. Così come è accaduto nel caso dell'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, che si è visto bloccare tra le altre cose la lussuosa villa di Cinto Euganeo. A Chisso, invece, gli inquirenti non hanno trovato nulla (salvo 1.500 euro depositati su un conto corrente). La confisca, però, potrebbe essere esercitata anche su tutte le somme che egli incasserà in futuro: ad esempio ratei di pensione, di vitalizi, e del trattamento di fine rapporto.

La Cassazione ha respinto il ricorso, facendo passare in giudicato la sentenza senza modificarla. La Procura della Repubblica di Venezia ha intanto formulato richieste con rogatorie internazionali per cercare eventuali beni e denaro degli indagati e imputati nei Paesi dell'Est europeo, a cominciare dalla Croazia: impresa molto difficile e soprattutto molto lenta nelle risposte.


Per il momento l’ex assessore Chisso rimane agli arresti domiciliari nella sua casa di Favaro Veneto (dove si trova dallo scorso autunno) in attesa che il Tribunale di sorveglianza di Venezia decida le modalità con cui deve scontare la pena residua, circa un anno e mezzo. Considerata la pena, la soluzione potrebbe essere l'affidamento ai servizi sociali per lavori socialmente utili. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino