La paura degli autisti: «Noi indifesi contro le risse»

L'ex deposito autobus in viale Padova
CHIOGGIA  - «Cosa possiamo fare? Soltanto fermarci e chiamare le forze dell’ordine». Stefano è un autista chioggiotto della linea 80, lavora per...

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CHIOGGIA  - «Cosa possiamo fare? Soltanto fermarci e chiamare le forze dell’ordine». Stefano è un autista chioggiotto della linea 80, lavora per Arriva Veneto da 4 anni, da quando, cioè, la tratta Chioggia-Venezia è stata affidata alla compagnia privata italo-tedesca. Ma i problemi che incontra sul lavoro sono gli stessi dei colleghi di Actv e Bus Italia. Sabato uno di questi ultimi è stato picchiato da una banda di ragazzini che stava litigando con un altro gruppo di coetanei, perché aveva cercato di fermarli, per l’incolumità di altri passeggeri e per evitare danni al bus. 


«Ho saputo – dice Stefano – di quello che è accaduto al collega. I ragazzini sono difficilissimi da controllare, soprattutto se hanno bevuto o fumato qualcosa di troppo. A me non sono mai capitati episodi gravi, per fortuna. Quando vedo che a bordo ci sono persone troppo agitate le invito alla calma e accendo tutte le luci, in modo che le telecamere possano registrare bene quello che succede. Ma di più non posso fare salvo, appunto, fermarmi se la situazione diventa incontrollabile». 

CONTROLLI
Poi, però, quando arriva la Volante o la Gazzella, i disturbatori «se ne sono già andati via e ci tocca sorbire le lamentale degli altri utenti che, magari, devono andare al lavoro e hanno accumulato ritardo». E, attenzione, «ci sono anche adulti che si comportano in maniera intemperante. Il disturbo provocato dai ragazzini comincia proprio in questa stagione, nelle corse serali. Gli adulti ti possono capitare in qualsiasi momento. Comunque, di qui in avanti ci sarà da stare attenti». Ma, tra i passeggeri c’è qualcuno che vi dà una mano, se qualche balordo si mette a far schiamazzi? «Difficile – risponde Stefano – se in quel momento sta viaggiando qualche nostro collega, magari di quelli che lavorano in Actv a Venezia, può essere che inviti le persone alla calma. Ma per il resto ci dobbiamo arrangiare o chiamare aiuto».


Considerazioni analoghe le fa Gianni, autista di Bus Italia, di origine rumena. Lui non ha saputo dell’episodio di sabato, malgrado il collega aggredito lavori per la sua stessa compagnia ma, spiega, «io faccio questo lavoro solo da tre mesi. Sono in Italia da 25 anni e, prima, ho fatto il trasportatore in proprio». Problemi, finora, non ne ha avuti, ma lui sarebbe molto pragmatico: «In Romania non perdiamo tempo a discutere: se uno vuol fare troppo il furbo, due schiaffoni e si calma subito», dice, esprimendo un concetto condiviso anche da una buona parte dell’opinione pubblica. E poi, scherzando, aggiunge: «Anche mia moglie fa così con me». Ma torna subito serio e spiega: «Le nostre istruzioni sono di non parlare con gli utenti. Noi dobbiamo guidare e basta. Se ci sono problemi, ci sono le telecamere, noi ci fermiamo e chiamiamo la polizia». Ma questo, va detto, funziona solo se il pullman è in corsa. Alle fermate e, soprattutto, nei confronti di chi si sente al di sotto di qualsiasi soglia di punibilità, garantire l’incolumità di chi viaggia e di chi lavora, è ancora una questione aperta.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino