Chioggia, un bar abusivo nel garage: «Ho perso il lavoro. Mi sono riciclato»

Chioggia, un bar abusivo nel garage: «Ho perso il lavoro. Mi sono riciclato»
CHIOGGIA - Completamente privo di licenze commerciali, in piena violazione delle norme anti-Covid e, forse, irregolare anche dal punto di vista edilizio e degli allacciamenti dei...

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CHIOGGIA - Completamente privo di licenze commerciali, in piena violazione delle norme anti-Covid e, forse, irregolare anche dal punto di vista edilizio e degli allacciamenti dei servizi. Ma la condizione igienico sanitaria del bar abusivo che le Fiamme gialle hanno trovato sulla riva della Fossetta, erano perfette, perfino migliori di quelle che si sarebbero potute trovare in un locale debitamente autorizzato. E' uno dei paradossi dell'epoca della pandemia, quello rilevato dalla sezione navale di Chioggia della guardia di finanza durante un controllo in riva della Fossetta. In quel luogo, da qualche settimana, erano stati segnalati strani assembramenti di persone, soprattutto nelle ore dello spritz, attorno a mezzogiorno e alle sei di sera. Un rito, quello dell'aperitivo, che resiste. In questo caso in un quartiere quasi isolato e, comunque, privo di servizi e di occasioni di svago, sembrava essere rifiorita l'abitudine di trovarsi con gli amici, per bere qualcosa in compagnia. I finanzieri sono arrivati a bordo di due imbarcazioni e alla loro vista quasi tutti i presenti si sono dileguati: chi prendendo la barca ormeggiata in riva, chi a piedi. Erano rimasti solo tre clienti e il proprietario di un box in lamiera, ma con le pareti coibentate, attorno al quale si trovavano, prima, tutte quelle persone.

Un'occhiata all'interno è bastata ai militari per vedere il banco, le sedie, la macchina del caffè, i frigoriferi, persino la tv per l'intrattenimento dei clienti e poi, ancora, il cibo confezionato e no, l'affettatrice, un prosciutto per fare panini, ecc. Insomma un bar in piena regola, ma del tutto privo di autorizzazioni. Almeno il controllo sui prodotti alimentari, però, non ha rilevato nulla di anomalo: c'erano gli scontrini d'acquisto e tutto era tenuto in buone condizioni, non scaduto e non esposto a contaminazioni. «Facevo il pescatore avrebbe detto il proprietario ai finanzieri poi, con questa crisi, ho perso il lavoro. Per mantenermi ho pensato di mettere in piedi questa attività. In fondo qui non c'è niente e il bisogno di un locale si sente». Difficile dargli torto, se non ci fosse la pandemia che impone limitazioni alle attività regolari, figurarsi se possono essere ignorati gli abusivi. Così i militari hanno posto sotto sequestro il bar-magazzino e sanzionato il proprietario per cinquemila euro, ma gli hanno lasciato la merce che lui aveva regolarmente acquistato, come comune cittadino, per rivenderla nel suo negozio. Ora, pare, che l'uomo stia pensando di riconvertirsi come ambulante: date le premesse potrebbe anche funzionare. 

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Il Gazzettino