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VENEZIA - Da ieri pomeriggio la chiesa della Pietà, con la sua caratteristica facciata candida, è tornata a far bella mostra di sé. Senza più banner pubblicitari, per lo più legati al mondo della moda che tanto avevano fatto discutere. I lavori di consolidamento e di restauro sono durati sette anni e si sono sempre svolti sotto il coordinamento dei tecnici della Soprintendenza. Ora, mentre altre chiese vengono coperte da ponteggi, la Pietà almeno per un bel po’ di anni resterà priva di impalcature.
Come hanno più volte spiegato sia la Soprintendenza che il Patriarcato, la copertura degli edifici sacri con la pubblicità è ormai una forma di finanziamento irrinunciabile, a fronte della diminuzione dei contributi pubblici in generale e statali in particolare. Questo perché in più occasioni (si ricorderanno, ad esempio, certe pubblicità sul ponte dei Sospiri) si erano levate proteste e malcontento per un accostamento ritenuto non consono tra l’immagine di donne in abiti succinti o pose provocanti e gli edifici sacri.
LAVORI FINITI
«La convenzione di luglio 2014 - spiega il presidente dell’Istituto, Filippo Battistelli - si è finalmente conclusa e non è costata un soldo all’istituzione che si è potuta così dedicare allo scopo per cui nacque tanti secoli fa: la cura dei minorenni senza una famiglia alle spalle.
L’intervento consolidativo - continua - è stato fatto sui marmi in facciata, con l’inserimento di nuove graffette per evitare distacchi di materiali.
NESSUN RITARDO
La complessità dell’intervento e il mutamento di alcune condizioni hanno comportato uno slittamento del cronoprogramma, ma in base all’ultimo schema approvato, non ci sono stati ritardi ulteriori.
«Già ad aprile avevamo detto che l’operazione si sarebbe conclusa entro il 31 ottobre, e così è stato: il 29 è stata tolta ultima pubblicità e oggi (ieri per chi legge) il ponteggio. Fare questo tipo di operazioni è molto costoso, richiedono professionalità specifiche che non si trovano ovunque. È stato anche restaurato l’affresco del Tiepolo, sul quale si è intervenuti prima di tutto il resto perché una sua parte c’era proprio estrema urgenza di intervenire».
LA CURA DEI MINORI
«In questo modo - conclude Battistelli - l’Istituto ha potuto utilizzare i suoi fondi per erogare i suoi servizi senza doverli investire nella conservazione del patrimonio. La priorità dal 1300 è prendersi cura dell’infanzia.
Ad oggi la Pietà ha due comunità a Venezia: una per minori e una donne con bambini. A San Donà c’è un’altra comunità per minori, alla quale stiamo affiancando un centro diurno sempre per minori, pur con accessi e strutture separate. Al momento, sono tutte al completo. Da un lato ciò significa che il servizio funziona, dall’altro significa purtroppo che c’è necessità. Molta necessità, perché la domanda è molto maggiore dell’offerta».
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Il Gazzettino