Chiara l'influencer di Pordenone fa discutere il mondo web per la ricetta anti-Covid

Chiara Biasi, influencer da 3 milioni e mezzo di follower
PORDENONE - Chiara Biasi, influencer da 3 milioni e mezzo di follower, pordenonese trapiantata a Milano da diversi anni, torna a far parlare di sé non per la...

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PORDENONE - Chiara Biasi, influencer da 3 milioni e mezzo di follower, pordenonese trapiantata a Milano da diversi anni, torna a far parlare di sé non per la sponsorizzazione di un accessorio griffato o per la pubblicità a un resort di lusso in qualche isola paradisiaca. Nemmeno per quella frase infelice per la quale fu messa a lungo sulla graticola: «Io per 80 mila euro manco mi alzo al mattino e mi pettino i capelli». Niente di tutto questo.

Chiara Biasi questa volta ha indossato il camice bianco e ha dispensato a quanti la seguono quotidianamente su Instagram i suoi consigli per combattere il Covid. Conditi da tanto di filmati sanguinolenti postati sulle storie dove si vede il braccio dell'influencer avvolto da tubicini che attraverso una flebo iniettano di nuovo il sangue che le è stato prelevato in precedenza, ma «ozonizzato» e che crea, sono parole della Biasi, «riossigenazione». E fin qui nulla di strano, a parte il vedere una pratica medica buttata su Instagram come fosse un massaggio drenante.

La cosa che ha destato più clamore e stupore, è un'affermazione dell'influencer che lascia perplessi dal punto di vista scientifico. «Dopo anni di titubanze oggi ho iniziato finalmente il percorso di ossigeno-ozonoterapia. Perchè? Per svariati motivi - scrive Chiara Biasi -. A parte il fatto che ho saputo soltanto da poco che in Israele la terapia preventiva principale contro il Covid è la Vitamina C più, appunto, ozonoterapia». E, per i miscredenti, allega il link di un articolo.


Il passaggio sotto accusa è «terapia preventiva». Perché se è vero che l'ossigeno-ozonoterapia è una pratica diffusa e consigliata dalla comunità scientifica per migliorare il benessere e curare alcune patologie, non esiste una letteratura scientifica che certifichi le funzioni di prevenzione alla pari, per intenderci, di un vaccino. Da qui, le polemiche sul web circa il fatto che l'influencer probabilmente non si è resa conto che le sue storie su Instagram raggiungono milioni di persone che potrebbero interpretare in modo non corretto i suoi suggerimenti. E magari abbassare la guardia contro il Covid nella convinzione che l'autoemotrasfusione con vitamina C impedisca il contagio del virus.

«Urge una normativa aggiornata che impedisca a influencer &co di parlare di fatti medici e di studi scientifici. Sono seria, la cosa sta diventando troppo grave», le scrive infatti una follower forse diventata ex. Parlare di cure per combattere il Covid in un momento in cui il virus è ancora prepotentemente in circolo è pericoloso da parte di chi non ha competenze specifiche. L'unico modo per contrastare il virus è - allo stato - il vaccino e l'utilizzo di precauzioni come le mascherine e i comportamenti consapevoli.
 

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Il Gazzettino