Ecco chi è "Lupo solitario", il rapinatore del portavalori all'ex Auchan

MESTRE - Lo chiamavano Lupo solitario. Nessun legame fisso, sempre solo, notti passate a dormire in macchina, sempre in posti diversi, e contatti limitati ad alcuni parenti in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MESTRE - Lo chiamavano Lupo solitario. Nessun legame fisso, sempre solo, notti passate a dormire in macchina, sempre in posti diversi, e contatti limitati ad alcuni parenti in Friuli. Aveva trasformato una cavità del Carso triestino nel suo covo. Ed è lì, la vigilia di Natale del 2008, che i poliziotti della Squadra Mobile di Udine lo avevano stanato.


Luigi Carta, 65 anni, sardo di Dorgali, condannato a 10 anni di carcere dal Tribunale di Udine per la rapina a mano armato alla Banca di credito cooperativo di Manzano del 9 dicembre 2008, è il rapinatore che ieri, al centro commerciale Le Porte di Mestre, ha assaltato un furgone portavalori. Colpito in testa con il calcio della pistola da un vigilante, ha reagito sparando e ferendo una guardia giurata.


SENZA DIMORA
Gli anni di detenzione hanno spezzato la rete di monitoraggio tessuta dagli investigatori. Di lui, a Udine, si erano perse le tracce. Del resto Carta non è tipo da mettersi in mostra. Sfuggente, senza fissa dimora, in grado di adattarsi a qualsiasi condizione ambientale, anche la più severa, e molto abile nel cancellare le tracce dei suoi passaggi. Eppure il 9 dicembre 2008 qualche errore lo ha fatto. Fece irruzione in banca alle 11.20, la testa coperta da uno scaldacollo nero, occhiali da sole e una pistola semiautomatica in pugno. Era stato molto rapido. Ordinò ai cassieri di consegnargli la busta che poco prima era arrivata con un portavalori e nella fuga si fece scudo con un cliente.
Non aveva usato la sua Opel Corsa, ma una Cinquecento rubata a Udine l'11 novembre, alla quale aveva applicato targhe sottratte da un'altra macchina il 5 novembre. Quando aprì la busta si ritrovò a contare 160mila euro. Una fortuna che gli avrebbe permesso di acquistare un casa in Sardegna.


I PRECEDENTI
Questo era l'intento quando dieci giorni dopo, con 146mila euro nascosti sotto la ruota di scorta, fu fermato a Villa Vicentina, nella Bassa friulana. Era stato a pranzo da parenti e si stava dirigendo a Livorno, dove lo attendeva il traghetto diretto a Olbia. A interrompere il viaggio furono i poliziotti di Udine e Trieste che, dopo averlo intercettato, per giorni lo avevano tenuto d'occhio. Lo avevano pedinato 24 ore su 24. Osservato anche dall'alto di una gru con i binocoli, finché non fu scoperto il suo nascondiglio nel Carso. Si era dato alla macchia.
A tradirlo sono state alcune banconote sporche d'inchiostro, per via della mazzetta civetta esplosa quando aveva aperto la busta, che aveva cercato di spendere in alcuni negozi di Monfalcone e della provincia di Udine. All'epoca era sospettato di altre tre rapine a Trieste.


 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino