NOALE Da Cipro a New York, da New York a Londra. Da Londra a Sofia e poi finalmente di nuovo a Cipro. Un giro dell'oca in 112 giorni imbattendosi in un ostacolo dietro...
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L'INIZIO DELLA PANDEMIA
Riavvolgiamo il nastro e torniamo ai primi di marzo, quando in Italia l'epidemia è appena scoppiata ma nel resto del mondo - Cina a parte - sembra ancora una minaccia lontana. Paride si trova a Cipro, dove lavora appunto per uno degli chef stellati più importanti d'Italia, ma ha in tasca un biglietto aereo per gli Stati Uniti. «Sono partito il 4 marzo, fermandomi qualche giorno a Londra e poi proseguendo per l'America dove il giorno 16 avrei dovuto sostenere una prova per andare a lavorare all'Eleven Madison Park, locale tre stelle Michelin già premiato come miglior ristorante al mondo. Appena arrivato a New York mi rendo conto che qui il coronavirus non preoccupa affatto e io sono uno dei pochi ad indossare la mascherina. Tutto cambia in pochi giorni, però. La situazione precipita e il 14 marzo il governo americano decide di chiudere i locali». Salta la sua prova e il ristorante dei sogni lo vede solo da fuori. «Trump dichiara di voler bloccare i voli, allora con un po' di timore mi attivo per rientrare in Europa il prima possibile. Riesco a partire per Londra e da qui dovrei prendere il volo per Cipro, che però viene cancellato. Il governo cipriota stoppa tutti i voli in entrata a meno che tu non abbia un passaporto cipriota. Non mi basta dimostrare il contratto di lavoro e il contratto per la casa in cui vivo. Resto dunque bloccato in Inghilterra e trovo disponibilità da alcuni vecchi amici per alcune settimane». La svolta ai primi di giugno: «Riesco a partire per la Bulgaria, che viene considerata dal governo di Cipro un Paese poco a rischio a cui aprire le porte». Ma non è finita. «In Bulgaria non posso recarmi subito all'aeroporto. Prima devo fermarmi per due settimane in quarantena obbligatoria, a Sofia». Il 24 giugno, finalmente, il ritorno a Cipro. «Qui la situazione è tranquilla, il numero di casi è molto basso. Nel fine settimana finalmente il ristorante riapre e riprendo a lavorare». Gli aeroporti sono di nuovo aperti e chissà che in futuro non ci sia la possibilità di salire su un volo di sola andata per l'Italia: «Tornare un giorno a cucinare nel mio Paese? Mi piacerebbe moltissimo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino