Chat a luci rosse con la bimba di 11 anni per avere sue foto intime: a processo un 34enne

Chat a luci rosse con la bimba di 11 anni per avere sue foto intime: a processo un 34enne
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BELLUNO - «Sei davvero molto bella», «Mi piaci da impazzire, voglio te», «Hai la voce sexy». Erano di questo tenore le frasi che un uomo adulto indirizzava a una bambina di 11 anni tramite chat sul telefonino. Parole che avrebbero avuto lo scopo di ottenere dalla minorenne delle fotografie osè. Una vicenda tremenda che venne alla luce quando la minorenne si confidò con la mamma che si rivolse immediatamente ai carabinieri. È così che è stato smascherato chi si nascondeva dietro a quei messaggi: è un agordino classe 1988 che è finito alla sbarra per adescamento di minorenne in relazione a pornografia minorile. Un reato pesantissimo, che l’uomo non sarebbe riuscito a consumare: gli viene contestato il tentativo ed è per questo che il 34enne se la caverà con lavori di pubblica utilità. 



L’ACCUSA
La vicenda è approdata ieri mattina in Tribunale a Belluno. I fatti contestati all’agordino risalgono al periodo pre-pandemia: tra ottobre 2019 e febbraio 2020. L’uomo era riuscito a contattare la bambina tramite whatsapp. Entrambi abitano nello stesso comune dell’Agordino e non è noto come siano venuti in contatto, se ci siano stati appostamenti fuori scuola o altro. In ogni caso il predatore tramite la messaggistica inizia a tessere la sua tela. Invia frasi che non si utilizzerebbero nemmeno in uno dei corteggiamenti più spudorati tra adulti. Secondo l’impianto accusatorio tutto era indirizzato ad ottenere foto intime della bimba. «Va a finire che se vengo facciamo l’amore», le scriveva chiamandola «cucciola», «tata» e altri diminutivi «all’evidente fine - secondo la Procura - di carpirne la fiducia». E il capo di imputazione prosegue: «Adescava la minore adombrando l’intenzione di ricevere da quest’ultima immagini autoprodotte che la riprendevano in atteggiamento intimo». Non ci sarebbe riuscito e per questo ha evitato accuse ancora più gravi che vanno dalla detenzione di materiale pedopornografico al revenge porn.
LA DIFESA

Il 34enne agordino è difeso dall’avvocato Simona Ianese, che ha ottenuto per il suo assistito la “messa alla prova”, ovvero quel procedimento che permette di sospendere il processo e estinguere il reato, dopo un percorso di lavori socialmente utili. Ma ieri in aula, con il pm Simone Marcon e l’avvocato Ianese, c’è stato un semplice rinvio: non era ancora arrivato, infatti, dal preposto ufficio di Venezia il programma di lavoro e il numero di ore che l’imputato dovrà fare per pagare il suo debito con la società. Parte offesa non costituita nel procedimento la bimba, rappresentata dalla madre che ne esercita la potestà.

 

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Il Gazzettino