La nuova challenge sui social dei giovanissimi contro le forze dell'ordine: «Ci sfidano per diventare virali sul web»

TREVISO - «Ci sfidano a viso aperto, in piazza, per strada. Filmano tutto e poi danno la loro versione, con video montati ad arte in cui accusano la polizia di violenze...

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TREVISO - «Ci sfidano a viso aperto, in piazza, per strada. Filmano tutto e poi danno la loro versione, con video montati ad arte in cui accusano la polizia di violenze e razzismo. Solo per avere visibilità sui social, dove ci sono vere e proprie challenge. Imitano scontri e tensioni che avvengono altrove: negli Stati Uniti o nelle banlieue francesi». Tra i sindacati di polizia c'è indignazione e solidarietà ai colleghi messi alla berlina. E la ferma intenzione di denunciare per diffamazione gli autori del video: «L'odio non resterà impunito». Ma anche la volontà di capire un fenomeno ormai di moda tra i giovani e da cui i poliziotti sono travolti, così come le altre forze dell'ordine e in generale i rappresentanti delle istituzioni.


IL FENOMENO
«È un trend che ci preoccupa - afferma Luca Capalbo, sindacalista di Fsp -. L'episodio di ieri è il caso più eclatante nell'ultimo periodo ma da quest'estate, dopo la maxi-rissa di giugno a Peschiera del Garda, abbiamo riscontrato reazioni sempre più insofferenti ai controlli, da parte dei giovani. In particolare dai ragazzi italiani di seconda o terza generazione. Prendono esempio da quello che succede negli Stati Uniti e dalle banlieue francesi: due contesti in cui le tensioni razziali sono molto accentuate». Modelli importati da oltre confine soprattutto attraverso la musica rap. A cui fa eco un certo filone trap di casa nostra in un mix di violenza, rivalsa e sfrontatezza in cui spesso si riconoscono i giovani meno integrati. Del resto è la cornice in cui si muovono le baby gang, quelle che tanto hanno impensierito la Marca nell'ultimo anno. Le sfide alla polizia, le schermaglie, gli sfottò, i video rilanciati sui social «mistificando la realtà» fanno parte di questo linguaggio secondo Capalbo. E in questa dinamica si inseriscono anche le aggressioni ai controllori a bordo dei mezzi pubblici. «È l'autorità che sfidano - spiega il sindacalista - e noi agenti la rappresentiamo, per questo ci prendono di mira. Ferma restando la condanna a chi mistifica la realtà accusando gli agenti di violenze mai avvenute, come è successo a Treviso, la repressione non basta. Il fenomeno va capito, interpellando esperti come psicologi e pedagogisti, in modo da dare una risposta efficace». E se il video delirante cavalca tendenze straniere, gli insulti social contro la polizia stradale per l'ultima strage di patenti è invece un fenomeno nostrano.


DURA CONDANNA


Durissima e compatta la reazione dei sindacati di polizia contro le accuse infamanti e le offese riversate in rete dai leoni da tastiera, «con la lingua lunga e poco cervello», come li definisce Maurizio Ferrara, segretario regionale Fsp. «Vergogna! Questi sono uomini in divisa che nel pieno rispetto delle regole e nell'adempimento del loro dovere vengono vigliaccamente insultanti, derisi e diffamati sul web da parte di gente che sul nostro territorio semina solo impunemente scompiglio e paura» tuona Ferrara. «Purtroppo le scene mostrate nel video capitano sempre più spesso con tanto di riprese poi strumentalizzate sui social - osserva preoccupato Maurizio Casagrande, segretario provinciale di Sap -. Il rilassamento delle norme ha dato a queste persone la percezione di poter fare quello che vogliono confidando nell'impunità o quasi. Noi agenti ci troviamo a lavorare con le pinze situazione davvero al limite. Siamo indignati da questi comportamenti e dai lassismi. Torniamo a chiedere la certezza della pena. E come società dobbiamo interrogarci seriamente sul valore delle forze di polizia, sempre più esposte a rischi mentre si adoperano per far rispettare la legge». Rabbia e indignazione anche tra le fila del Coisp: «Riteniamo inaccettabile il comportamento denigratorio e offensivo rivolto al personale delle volanti di Treviso - afferma il segretario provinciale Bernardino Cordone -. Quello che è successo dimostra ancora una volta la volontà di alcuni soggetti di far passare i rappresentanti delle forze dell'ordine per figure aggressive quando invece si tratta di professionisti non violenti». L'agente messo alla berlina dal 20enne, di cui viene mostrato il volto in primo piano è uno dei più anziani in forza alle volanti trevigiane. Di indubbia professionalità ed esperienza, tanto da ricevere premi ed encomi. Nel 2015 salvò, insieme a un collega, una 23enne che si era gettata nel Sile. «È assurdo e inaccettabile che ora venga accusato di razzismo e violenze» è il commento unanime dei colleghi.


 

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Il Gazzettino