«Noi isolati da mesi, costretti a camminare sul ponte "vietato" per tornare a casa»

Il ponte chiuso da mesi: gli devono violare i divieti per tornare a casa
CESIOMAGGIORE  - Vita dura per i residenti della località Busa di Soranzen, in comune di Cesiomaggiore. Una decina di persone, delle quali metà abitano al...

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CESIOMAGGIORE  - Vita dura per i residenti della località Busa di Soranzen, in comune di Cesiomaggiore. Una decina di persone, delle quali metà abitano al di là del ponte, attualmente fuori uso. «Abbiamo il diritto di poter raggiungere le nostre case in sicurezza - dicono -. Ma dal 2018, purtroppo, è tutt’altra storia». Il nodo del contendere è il ponte sul Caorame che da Vaia in avanti ha subito tanti contraccolpi e al contempo, come sottolineano gli abitanti, «non ha ricevuto tutte le attenzioni del caso. Poi però si sentono i politici parlare di lotta allo spopolamento della montagna: paradossale».

IL POST VAIA

La vicenda comincia con la tempesta di fine ottobre 2018. L’acqua del Caorame in piena si portò via tutto: non solo il ponte ma anche parte della strada a monte e a valle, nonché prima e dopo il manufatto. «Nel caos del momento - spiegano i cittadini - non fu dato sapere di chi fosse la competenza della ricostruzione, finché il governatore Luca Zaia stabilì che doveva farsene carico Veneto strade». Si trattava di ripristinare gli argini con una scogliera prima inesistente e di rifare completamente il ponte che aveva mantenuto intatti i pilastri di sostegno. «Noi avevamo proposto di realizzare anche una passerella pedonale - dicono i residenti - ma ci è stata negata perché con essa non ci sarebbe più stata “l’urgenza” per poter avere accesso ai fondi Vaia. La prima ipotesi di consegna del ponte era stata fatta per il mese di dicembre ma con le festività natalizie, la ditta incaricata alla ricostruzione degli argini non ancora disponibile, i massi squadrati che non si trovavano, la zincatura della struttura metallica che richiedeva il suo tempo, arrivammo all’inaugurazione il 14 febbraio 2019. E noi residenti, finalmente, potemmo tornare a casa dopo oltre tre mesi».

SENZA PACE

«Il nuovo ponte è più largo e più bello di prima - viene sottolineato - ma a ottobre dello stesso anno alla prima piena, neanche tanto piena, la scogliera dá segni di cedimento e la staccionata, su entrambi i lati, comincia a collassare. Durante tutta l’estate e l’autunno le scogliere continuano ad abbassarsi e le staccionate rovinano completamente. A novembre 2020 un’altra piena del Caorame si porta via completamente i massi, inonda parte della strada, erode entrambi gli inviti al ponte, per cui il 6 dicembre 2020 viene emessa un’ordinanza di chiusura del ponte. La situazione della strada prima e dopo il ponte è per forza di cose peggiorata. La competenza ora è del Genio civile e se va tutto bene i lavori cominceranno per la fine di maggio. Persiste l’ordinanza di divieto di transito, anche pedonale, quindi noi residenti sulla sponda destra siamo ancora fuorilegge, da dicembre scorso». I cinque abitanti infatti sono costretti a transitare a piedi sul ponte “vietato”.

LA PROTESTA

«La scelta di vivere in zone fuori mano come le nostre - concludono i cittadini - implica comunque una serie di disagi di cui siamo ben consci, dal problema della neve in inverno, alla pulizia di prati e boschi intorno casa, alla convivenza con le specie più disparate di animali. Ma questo non significa che, almeno per gli interventi che per forza di cose competono alle amministrazioni, si debba accettare che vi sia da parte loro una “disattenzione” ai bisogni primari delle persone, che siano residenti in piazza o nel mezzo di un bosco».

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Il Gazzettino