Lupo sbrana le caprette "di famiglia a Cesiomaggiore «Non so come spiegarlo al mio bimbo»

Addio alle caprette della famiglia De Paoli; sbranate dal lupo
CESIOMAGGIORE - Le avevano acquistate due anni fa, quando è nato il loro bambino, per farli crescere insieme. Giorno dopo giorno. Delle caprette che erano quindi da...

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CESIOMAGGIORE - Le avevano acquistate due anni fa, quando è nato il loro bambino, per farli crescere insieme. Giorno dopo giorno. Delle caprette che erano quindi da compagnia e che ormai facevano parte della famiglia. Ne parliamo al passato perché la notte scorsa, il lupo, è entrato in azione, sbranandole. Quattro le caprette morte, tre, invece, le più piccole, si sono salvate ed ora dovranno essere svezzate dalla famiglia De Paoli con il biberon.

IL RACCONTO Ed è proprio Mattia De Paoli che ci racconta quanto accaduto a 50 metri dalla sua abitazione di via Roncogna bassa, appena sopra l’abitato di Cesiomaggiore. «Nel giardino di casa – dice l’uomo -, avevamo realizzato un recinto con apposita rete da ovini e installato una casetta dove le caprette vivevano. Solitamente la sera le chiudiamo all’interno della casetta ma, lavorando entrambi, a volte non riusciamo a farlo». La notte tra lunedì e martedì è stata una di quelle, e il lupo o i lupi sono entrati in azione. «Hanno ucciso tre caprette e le hanno divorate mentre una è rimasta agonizzante fino al mattino - prosegue ancora sotto choc -, quando ho scoperto quanto era accaduto, intorno alle 7.30. Successivamente è arrivato il veterinario che l’ha soppressa in quanto le ferite erano troppo profonde». Sul posto è intervenuta anche la guardia forestale per i rilievi del caso.

IL DOLORE La famiglia, che non si è accorta di nulla durante la notte, è distrutta. Queste caprette non avevano un valore economico, ma affettivo. «Erano di casa, si lasciavano accarezzare e ti venivano incontro – racconta ancora De Paoli -. Le avevamo acquistate due anni fa, quando è nato nostro figlio, ed erano cresciuti insieme. Lui era affezionato a loro tant’è che oggi (ieri per chi legge) continua a chiedermi dove sono le caprette, ma più che dirgli che sono in cielo non so più che fare». Nell’azione predatoria sono morte Sky, Macchia, Everest e Bianchina, così le chiamavano i De Paoli, perché quegli animali erano di famiglia e ciascuno aveva un nome. Si sono invece salvate tre caprette, di cui due piccole, che ora la famiglia dovrà svezzare con il biberon, in quanto le loro madri sono appunto state uccise.

LA PAURA La preoccupazione della famiglia De Paoli è ben più profonda. «Nell’ultimo mese, qui intorno, il grande predatore ha attaccato ormai diverse volte – prosegue l’uomo -. Adesso ho paura a camminare nei boschi o intorno casa; soprattutto per il bambino perché non sai cosa può accadere. Finché trovano animali nei boschi in qualche modo ce la caviamo, ma poi? Chi mi garantirà che non attacchi anche noi?».

IL CASO PEDAVENA Quello che sta accadendo a Cesiomaggiore, con continue predazioni vicino alle case, ricorda un po’ quanto accaduto nei mesi scorsi a Pedavena che è diventato un “caso” per il Feltrino. Il primo cittadino infatti si è attivato con gli organi competenti per cercare monitorare la situazione e capire come potersi muovere, anche per difendere gli allevatori del territorio. A che punto è questo progetto? Come spiega il sindaco, Nicola Castellaz, «dopo gli incontri avvenuti il mese scorso con gli organi competenti, la polizia provinciale ed il Dott. Fabio Dantora, esperto della Regione Veneto, hanno iniziato un lavoro di monitoraggio e di informazione degli allevatori presenti nel territorio comunale». «Il lavoro - prosegue il sindaco di Pedavena - è stato infatti quello di far visita già a 9 attività, dando loro adeguati strumenti per affrontare la situazione. Tale processo continuerà anche nei prossimi mesi e culminerà a marzo (Covid Permettendo) con un incontro nel quale l’Amministrazione darà indicazioni su eventuali aiuti da utilizzare nella propria attività. Gli agricoltori, infatti svolgono un’importante funzione di mantenimento e cura del territorio: la loro rinuncia a continuare con l’attività agricola comporterebbe un impoverimento del già fragile tessuto agricolo del territorio feltrino».

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Il Gazzettino