Cervo bloccato in forra, morto dopo 10 giorni: «Eravamo pronti a salvarlo, non ce lo avete permesso»

Cervo bloccato in forra in zona protetta: "vietati" i soccorsi, è morto di stenti
BELLUNO - È morto, ma non nell’ambito del piano di abbattimenti. Dopo una decina di giorni di sofferenza il cervo rimasto incastrato nella forra della Soffia al...

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BELLUNO - È morto, ma non nell’ambito del piano di abbattimenti. Dopo una decina di giorni di sofferenza il cervo rimasto incastrato nella forra della Soffia al Mis, territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi in comune di Sospirolo, non ce l’ha fatta. I forristi che per giorni si sono mossi cercando una soluzione per poter recuperare l’animale alla fine lo hanno trovato morto, ieri, e non hanno che potuto fotografare il corpo riverso a terra, con il muso nell’acqua nell’estremo tentativo, forse, di trovare ristoro e vita. A diffondere la storia è stato, nella serata di ieri, il consigliere comunale di Belluno Fabio Rufus Bristot, e l’ha fatto con parole di critica e di denuncia. Perché è vero che è in atto un piano di abbattimento degli ungulati (l’anticipo della stagione di caccia ai piccoli della specie è iniziato domenica), è vero che gli esemplari sono tanti sul territorio, ma l’animale è morto dopo giorni di grandi sofferenze e non dovrebbe andare così. 



LA DENUNCIA
Il consigliere Rufus, in un post-denuncia sui suoi social ha ricostruito l’accaduto così: «C’è un cervo bloccato in una forra da giorni (Soffia - Mis - Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi), viene data la disponibilità al recupero da parte di alcuni forristi (anche di nazionalità straniera) con supporto veterinario e concorso di altri enti. Nessuna risposta. Il cervo muore di stenti dopo molti giorni. Alla faccia della biodiversità. Certo selezione naturale qualche sapiente sarà postato a dire, ma quante volte ci siamo mossi per dare una mano agli animali? Perché non è stato possibile farlo anche oggi?».

IL VIDEO 

«Il cervo era bloccato tra due cascate di 20 metri e stava bene, non aveva zampe rotte e non sembrava avesse neanche alcuna lesione», dice il presidente dell’Asd Borgo Valbelluna Adventure di torrentismo, Christian Da Canal, che ha visionato il video che c’è in rete dell’animale. Non si comprende quindi come in una decina di giorni il cervo sia poi morto. «Qualsiasi cosa sia successa- prosegue Da Canal - poteva essere evitata: quel cervo si poteva salvare e ora deve venire fuori la verità». Lo rabbia di Da Canal è doppia se si pensa che il canyonig è vietato in zona Parco per preservare la biodiversità e non disturbare la fauna e poi quella stessa fauna viene abbandonata in una forra. Tra le ipotesi anche che il cervo non sia morto di stenti: il giorno prima era in piedi, il giorno dopo steso senza vita e subito è stato recuperato. Il caso ha comunque riaperto anche la discussione sul Centro di recupero di fauna selvatica, inesistente in provincia. «È scandaloso che accanto a parchi nazionali non ci sia un Cras», hanno commentato tanti.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino