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CONEGLIANO - L'ultimo episodio è avvenuto ieri ai piedi della collina di Costa, sotto il castello di Conegliano, in provincia di Treviso: un cervo è rimasto intrappolato in una recinzione e, nel tentativo di liberarlo, un 58enne è rimasto ferito a mano e caviglia, tanto da dover essere recuperato dal Soccorso alpino delle Prealpi trevigiane. Sempre nella città del Cima, venerdì scorso un esemplare era entrato nel recinto della polizia locale, dopodiché si era spostato nell'area di una scuola superiore. Nella confinante San Vendemiano, un paio di settimane fa un animale aveva fatto slalom tra le auto, fino ad andare a sbattere contro una ringhiera. Così come, ancora nella Marca, a dicembre una femmina era entrata in municipio a Valdobbiadene. Sono sempre più frequenti gli avvistamenti degli ungulati al di fuori delle zone di montagna, dove permangono neve e gelo, mentre alle quote più basse le temperature sono meno rigide e spunta già la vegetazione fresca: «Ormai sono arrivati in pianura, seguendo i corsi d'acqua che costituiscono corridoi ecologici molto favorevoli, come emerge dall'aggiornamento dell'atlante nazionale dei mammiferi, che abbiamo appena completato con l'Associazione teriologica italiana», spiega Sandro Nicoloso, tecnico faunista di Dream Italia, società consulente di Veneto Agricoltura.
IL PROGETTO
L'agenzia regionale, che gestisce la foresta demaniale del Cansiglio, partecipa infatti a un progetto di monitoraggio dei cervi che coinvolge anche la Regione Veneto, l'Università Ca' Foscari di Venezia, il Corpo di polizia provinciale di Belluno e il Reparto carabinieri per la biodiversità di Tarvisio (Udine).
GLI INCIDENTI
È in questa cornice che vanno inquadrate le segnalazioni provenienti in queste settimane soprattutto dal Trevigiano. «Il fatto che ultimamente cervi e caprioli vengano notati di più sottolinea Nicoloso è legato alla circostanza che questi ungulati sono aumentati in termini numerici e hanno esteso il proprio areale, cioè la superficie in cui si distribuiscono. Le loro attività, dalla muta del pelo al cambio del palco, sono connesse al fotoperiodo. Da metà febbraio le giornate si allungano e comincia la cosiddetta fase gerarchica, cioè quella in cui i maschi definiscono i rispettivi territori, in vista di luglio-agosto quando hanno comportamenti aggressivi tra loro, in previsione dell'accoppiamento con le femmine. In questo frangente gli esemplari più giovani e inesperti non vengono tollerati da quelli dominanti, tanto da essere inseguiti e allontanati, il che li porta a spostarsi in territori che non conoscono, dove non c'è neve ma ci sono erbette. Questo spiega l'alto tasso di incidenti stradali e di intrappolamenti nelle recinzioni». Gli esperti non escludono nemmeno altri elementi di disturbo. «Il fenomeno è complesso dice Richard potrebbe esserci anche un effetto scompiglio causato dai lupi».
IL SUGGERIMENTO
Di fronte al rischio di incontri inaspettati con questo tipo di fauna, il suggerimento è di essere prudenti. «Evitare il contatto diretto rimarca Nicoloso e i rumori improvvisi. È meglio allontanarsi subito e avvisare la polizia provinciale. Se l'animale è in una situazione di forte immobilità, sarebbe bene mettergli qualcosa sugli occhi, come una maglietta o uno strofinaccio, ma possibilmente senza toccarlo, per non fare del male né a se stessi né all'esemplare. Soprattutto il capriolo soffre molto lo stress da manipolazione, sviluppando una miopatia che può portarlo anche alla morte».
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