Una volta tanto, anziché di cervelli in fuga dall'Italia, si può scrivere del contrario. È la storia di Veronica Vinciotti, professoressa di statistica, e...
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Veronica Vinciotti, 44 anni, di Gubbio, laurea a Perugia, viveva a Londra dai tempi del suo dottorato di ricerca: «Abbiamo salutato la nostra Londra, con qualche lacrima dopo 22 anni, ma felici di cominciare la nostra nuova avventura a Trento», racconta. Descrive il cambiamento di scenario prodotto dalla Brexit, che sta facendo sentire i propri effetti sul mondo universitario e delle professioni. «Io stessa - ha ricordato - ero arrivata nel Regno Unito grazie al progetto Erasmus nel 1998, da cui poi era nata l'opportunità del dottorato e di lì l'avvio della mia carriera accademica in un ambiente stimolante, sul quale la Brexit ha avuto e avrà un impatto negativo».
Elisa Postinghel, 39 anni, nata a Rovereto, laurea e laurea magistrale a Trento, dottorato di ricerca a Roma Tre, era approdata nel Regno Unito nel 2016 dopo esperienze in Norvegia, Polonia e Belgio. Osserva: «Il Regno Unito, dove mobilità lavorativa e studentesca erano garantite più che nel resto dell'Unione europea, sta subendo un'inversione di tendenza a causa della Brexit. A ciò si aggiunge l'impatto economico della pandemia che ha visto molte università inglesi dover bloccare le assunzioni e altre importanti voci di spesa. L'Italia, allo stesso tempo, sta investendo nel cosiddetto 'rientro dei cervellì grazie al quale centri di eccellenza come il Dipartimento di matematica dell'Università di Trento riescono ad attrarre ricercatori e docenti dal Regno Unito e da altri paesi stranieri».
Accanto alle due docenti tornate dal Regno Unito, c'è anche Eleonora Anna Romano, 32 anni, di Erice, laurea e laurea magistrale a Palermo, dottorato a Torino. Da settembre sposterà, almeno per un anno, i suoi studi sulla geometria algebrica dalla Polonia a Trento. Per il direttore del Dipartimento, Marco Andreatta, i nuovi arrivi sono un passo incoraggiante anche nell'ottica di genere: «Prima dell'arrivo delle colleghe, al Dipartimento di Matematica le donne erano solo 5 su 46 del personale docente e ricercatore totale, vuol dire meno dell'11%». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino