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PORDENONE - Da parte della Prefettura c'è stato e c'è ancora il massimo impegno. Non solo per far tornare fruibile il luogo di preghiera, ma anche per provare a ricomporre la frattura interna alla comunità musulmana del Pordenonese. Da parte delle autorità e del Comune, è allo stesso tempo tutto ok. Sì, perché i vincoli di natura sanitaria sono stati rimossi e teoricamente si potrebbe ripartire con una capienza ridotta. Eppure il centro islamico della Comina ancora non riapre i battenti. E il venerdì della preghiera ancora non si vede. Ma il motivo non è da ricercare in qualche mancanza da parte dei "controllori", quanto di uno stallo che in questo caso è da attribuire ai "controllati". Quello che manca, allo stato attuale, è infatti il progetto necessario a "partorire" le carte che ancora mancano. In sostanza, l'associazione culturale che dovrebbe tornare a frequentare il centro islamico della Comina, non ha ancora pronto il piano necessario all'ottenimento del via libera definitivo. Quindi la moschea rimane attualmente in silenzio. Un fatto, questo, che rappresenta anche una sfida per le forze dell'ordine, costrette a monitorare le attività della comunità in più centri sparsi per la provincia, spesso nemmeno ufficiali o censiti.
Il problema della capienza complessiva del centro islamico pordenonese, però, potrebbe essere presto superato grazie alla mediazione della Prefettura. Spetterà però anche alla comunità musulmana pordenonese procedere ad un investimento economico. Si pensa infatti di dotare l'area esterna di una tensostruttura in attesa dei lavori di adeguamento della struttura della Comina. «Il fabbricato temporaneo - ha chiarito sempre il prefetto pordenonese Natalino Domenico Manno - sarebbe in grado di ospitare almeno 250 persone contemporaneamente». Si andrebbe così a risolvere anche il problema portato dal venerdì di preghiera.
Il Gazzettino