Al Centro islamico di Pordenone i marocchini lavorano per l'integrazione

"Il direttivo rappresenta una piccolissima minoranza di chi frequenta il centro"

Al Centro islamico di Pordenone i marocchini lavorano per l'integrazione
PORDENONE - Dopo l'imam Mohamed Hosny, a intervenire sulle vicende del centro islamico della Comina è la comunità marocchina, o, meglio, come scrivono in una...

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PORDENONE - Dopo l'imam Mohamed Hosny, a intervenire sulle vicende del centro islamico della Comina è la comunità marocchina, o, meglio, come scrivono in una nota, i "residenti nel pordenonese di origine marocchina". E lo fanno ribadendo quanto detto dallo stesso imam per quanto riguarda soprattutto i numeri. «Non è vero che al Centro islamico si fronteggiano due fazioni - sottolineano -. È vero invece che un piccolissimo gruppo, in maggioranza di origine marocchina, si è impadronito del libro dei soci dell'associazione culturale del centro islamico, rifiutandosi di accettare centinaia di domande di iscrizione». E la conseguenza, secondo il comunicato, «è stata che poche decine di soci sono stati chiamati a rappresentare l'assemblea e a eleggere un direttivo che così rappresenta una piccolissima minoranza rispetto a quanti frequentano il centro islamico. La stragrande maggioranza - la sottolineatura - non si sente più rappresentata». E ancora un'altra precisazione per affermare all'interno del centro islamico «non esiste nessuna comunità marocchina o araba - si legge poi -. Nessuna assemblea di una fantomatica comunità marocchina è mai stata convocata e nemmeno ha mai eletto come suoi rappresentanti quei componenti del direttivo in carica che si definiscono rappresentanti della comunità marocchina». La conclusione: «Invece quasi tutti i residenti nel pordenonese di origine marocchina condannano con forza i comportamenti violenti di quel gruppetto e desiderano solo lavorare per l'integrazione, si riconoscono nelle leggi della Repubblica italiana e desiderano cominciare a sentirsi soltanto italiani come tutti gli altri, con pari diritti e pari doveri».
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Il Gazzettino